Vita e filosofia di Sigieri di Brabante - Studentville

Vita e filosofia di Sigieri di Brabante

Pensiero e vita del filosofo Sigieri di Brabante.

Le dottrine di Averroò permearono anche nel mondo occidentale, che era entrato in contatto con quello orientale soprattutto grazie alle crociate, e si diffusero ampiamente anche a Parigi. Qui operò Sigieri, nato a Brabante ( Belgio ) fra il 1230 e il 1240: egli si recò a Parigi per studiare le arti liberali fra il 1255 e il 1260 e successivamente divenne maestro in tale facoltà . Dante lo colloca in Paradiso, definendolo come colui ” che sillogizzò insidiosi veri “, ossia colui che argomentò verità  pericolose per la Chiesa, però pare più logica la lettura ” invidiosi veri “, ossia verità  che lo misero in cattiva luce: altrimenti perchò mai dovrebbe essere in Paradiso uno che andò contro la Chiesa? Prima del 1270 Sigieri compose le ” Questiones in tertium de anima “, concernenti il libro dell’ omonimo trattato aristotelico dedicato alla trattazione dell’ intelletto. Con il ” De intellectu ” invece egli replicò al ” De unitate intellectus ” di Tommaso e poco dopo, tra il 1272 e il 1273 scrisse il ” De anima intellectiva “. Nel 1276 fu citato in tribunale dall’ inquisitore di Francia, Simone du Val, con altri maestri, ma egli aveva già  lasciato la Francia per recarsi presso la corte pontificia, dove intendeva difendersi. Qui, a Orvieto, in una data imprecisata prima del 1284, morì assassinato da un chierico impazzito. Sigieri fu anche autore di commenti ad alcuni libri della Metafisica, alla Fisica e al De generatione e corruptione di Aristotele, nonchò di alcuni opuscoli di contenuto logico, di una ” Quaestio de necessitate et contingentia causarum ” e di un’ altra ” De aeternitate mundi “. Secondo Sigieri, come già  secondo Averroò, Aristotele è il filosofo per eccellenza, simbolo della ragione umana, ma egli ritiene anche che il coronamento della filosofia aristotelica sia dato dalla teologia contenuta nel Liber de causis. Qui si trova enunciata la dottrina che al principio di ogni cosa c’è una causa prima, la quale è unica. Se essa è tale, anche il suo effetto immediato è unico, necessario ed eterno come la causa prima. Essa è la prima delle intelligenze immateriali, dalla quale derivano le altre intelligenze celesti e le sfere celesti stesse e infine il mondo sublunare delle sostanze generabili e corruttibili. In base a queste premesse Sigieri ritiene che si possa affermare che il mondo è creato da Dio, nel senso che tutte le cose dipendono necessariamente dall’ unica causa prima che è Dio, ma non che il mondo abbia avuto inizio nel tempo per un atto di libera volontà  da parte di Dio stesso. Si tratta invece di una dipendenza eterna e necessaria di tutte le cose da Dio, che agisce provvidenzialmente attraverso la azione di intermediari e, quindi, anche attraverso l’ influenza degli astri. Quindi il mondo è eterno proprio come lo è Dio. Ed eterne sono anche le specie che popolano il mondo, come già  aveva detto Aristotele. Su questa base si fonda la verità  di proposizioni universali come ” l’ uomo è un animale “: tale proposizione è vera perchò sono sempre esistiti uomini, in riferimento ai quali tale proposizione era vera. La tesi dell’ eternità  del mondo, tipicamente aristotelica, era già  stata ripresa e riformulata da Averroò. Ed anche sul problema dell’ intelletto, Sigieri ritiene, almeno in una prima fase, che la dottrina di Averroò costituisca l’ interpretazione corretta di Aristotele. Ogni individuo umano è una sostanza composta di materia ( il corpo ) e di forma ( l’ anima ), che svolge le funzioni vegetative e sensitive: ogni essere è, per dirla proprio alla Aristotele, un sinolo di materia e forma. Per quanto riguarda invece le funzioni intellettive, queste dipendono dal suo rapporto con l’ anima intellettiva della specie umana. Questa è unica e puramente spirituale, non collegata a una struttura corporea e si articola, a sua volta, in intelletto agente e intelletto possibile. L’ attività  dell’ intelletto si esplica negli individui umani in connessione alle immagini degli oggetti percepiti dai sensi, le quali variano da individuo a individuo: su questa base anche l’ intelletto si diversifica a seconda degli individui. Grande differenza rispetto ad Aristotele, è che per Sigieri l’ anima intellettiva è immortale. Mentre l’ anima intellettiva è immortale, i singoli individui sono perituri; da ciò scaturisce la conseguenza, attribuita a Sigieri dai suoi avversari, che nella vita futura non ci sono premi o punizioni individuali: la punizione è intrinseca ai cattivi atti commessi. Successivamente, forse in seguito alle argomentazioni di Tommaso e alla condanna del vescovo di Tempier nel 1270, Sigieri attenuò queste posizioni, avvicinandosi a dottrine psicologiche più compatibili con le verità  della fede; ma egli non fu mai sostenitore della dottrina della doppia verità , furono i suoi avversari ad attribuirgli questa dottrina, stigmatizzata in una successiva condanna del vescovo Tempier del 1277: ” come se ci fossero due verità  contrarie ” ( quasi sint duae contrariae veritates ). Per Sigieri la verità  rivelata è superiore a quella umana e, in caso di contrasto, il cristiano opta per la prima. Ma la ragione non può sviluppare sino in fondo le argomentazioni filosofiche, anche se queste danno luogo a conclusioni che risultano contrastanti con la fede e pertanto erronee. Agli occhi di Sigieri l’ eroe è il filosofo che ricerca la verità  senza deflettere: qui si esplica la vera grandezza della natura umana. Non è un caso che Sigieri anteponga la magnanimità , virtù che occupa una posizione rilevante nell’ etica aristotelica, alla virtù più propriamente cristiana dell’ umiltà .

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