Tra le varie correnti di pensiero, si svilupperà anche quella che vede nella mistica la via maestra, soprattutto nell’ area iranica a partire dalla scuola illuminativa, che ha il suo capostipite in Sohravardi. Nato nel nord della Persia nel 1153, studiò a Isfahan e compì viaggi in Persia, stabilendosi poi in Siria, dove diventò maestro del figlio del Saladino; ma inseguito, a causa delle sue dottrine, considerate pericolose per l’ Islam, fu imprigionato e morì, probabilmente di morte violenta, nel 1191; dai suoi seguaci fu definito martire. Molti dei suoi scritti sono andati perduti e parecchi sono ancora manoscritti, mai stampati. Essi non furono tradotti in latino e pertanto rimasero sconosciuti all’ Occidente medievale. I principali sono ” La teosofia dell’ illuminazione “, il ” Libro delle passeggiate e delle conversazioni ” e il ” Libro dei confronti “. Pur riprendendo una tripartizione della filosofia teoretica, che richiama quella aristotelica, Sohravardi prosegue l’ opera di al-Gazali nella confutazione della filosofia peripatetica. Egli intende richiamarsi all’ antica sapienza indiana e persiana, in particolare in Zoroastro. Al centro della sua riflessione vi sono, infatti, le nozioni di luce e tenebra, che egli introduce come assi portanti di uno schema emanativo, che gli proviene in buona parte da Avicenna. Quello che i neoplatonici avevano chiamato Uno diventa in Sohravardi, la Luce della luce, proprio come il Corano ( XXIV, 35 ) chiama Dio: essa è una e genera la prima luce, anch’ essa una. Rispetto alla Luce della luce essa è mancanza e, consapevole di ciò, genera pertanto la prima penombra, che Sohravardi chiama istmo, ma in quanto guarda alla Luce della luce essa genera anche la seconda luce e così via. La luce è pertanto l’ elemento più importante anche per gli esseri del mondo sublunare, in particolare per l’ uomo che è il più perfetto in tale ambito. Essa entra infatti nella composizione di tutti gli esseri, in misura variabile a seconda del posto occupato nella gerarchia dell’ universo: tutti gradi della realtà si configurano, dunque, come gradi diversi di luce e tenebra. La luce propria dell’ uomo è l’ anima. Nella ” Storia dell’ esilio occidentale “, Sohravardi racconta in forma simbolica il viaggio che conduce l’ anima umana a Dio. L’ Oriente è il mondo della pura luce in opposizione all’ Occidente, dove tutto è mescolato di oscurità e materia; il viaggio si configura dunque come un’ ascesa verso la Luce della luce, un ritorno all’ origine e una seconda nascita. Questa dottrina illuminativa, continuata nei secoli successivi da altri autori, è ancor oggi fortemente presente nell’ Iran sciita.
- Letteratura Araba ed Ebraica