Quando non venga fatto risalire a Leibniz, l’ illuminismo tedesco ò generalmente ricondotto a Christian Thomasius (1655-1728). Più precisamente si ò convenuto di far iniziare l’ illuminazione tedesca dal 1694, anno in cui Thomasius prese a insegnare alla nuova università di Halle, che sarà un prestigioso punto di riferimento culturale per l’ età dei lumi in Germania. Provocando grande scandalo, Thomasius tenne le sue lezioni in tedesco anzichò in latino, così come in tedesco sono scritte le sue opere più importanti come l’ Introduzione alla dottrina della ragione del 1691 e la Introduzione alla dottrina dei costumi ( cioò all’ etica ) del 1692. L’ uso del tedesco nelle lezioni universitarie rivestiva un significato analogo a quello avuto dal suo più illustre antecedente storico: la traduzione della Bibbia da parte di Lutero. Non solo veniva messa in questione una inveterata tradizione di scuola, ma si garantiva l’ accesso alla cultura da parte di un più vasto pubblico, sottolineando così la funzione pratica e sociale della filosofia: l’ idea divulgativa è indubbiamente dominante in tutto l’ illuminismo. Della prima fase del pensiero di Thomasius, nella quale egli opera all’ interno del giusnaturalismo abbiamo un’ importante opera, i Fundamenta iuris naturae et gentium, del 1705. Il giusnaturalismo consiste nell’ ammettere l’ esistenza di uno ius naturae, un diritto inscritto nella natura stessa delle cose, contrapposto allo ius positum ( diritto positivo, nel senso di posto, stabilito dai singoli Stati ): Thomasius, sulle orme del latino Cicerone ( vedi il De officiis ) distingue tra 3 valori fondamentali: l’ honestum, lo iustum e il decorum, cui corrispondono le tre attività umane della morale, del diritto e della politica. L’ honestum, il cui principio è ” fa’ a te stesso ciò che vuoi che gli altri facciano a se stessi “, si risolve nell’ ambito della coscienza interiore; lo iustum, ” non fare agli altri ciò che non vuoi che altri facciano a te “, riguarda invece i rapporti tra gli individui e prevede una serie di obblighi e divieti cui ciascuno è costretto ad ubbidire da una legge coercitiva; il decorum, ” fa’ agli altri quello che vuoi che altri facciano a te “, concerne ancora le relazioni esteriori tra gli individui, ma prescrive comportamenti non già imposti dalla legge, ma dettati solo dalla convenienza. I tre princìpi obbediscono tuttavia a un’ unica finalità , che è insieme la destinazione dell’ uomo: quella di vivere il più lungamente e il più felicemente possibile. Più tardi egli si allontana dalla scuola del diritto naturale, ma rimane sempre fedele all’ assunto, già dichiarato nelle opere giusnaturalistiche, della priorità della volontà sull’ intelletto e, conseguentemente, della vita pratica sull’ attività speculativa. Le “astrazioni metafisiche” dei grandi sistemi filosofici, come quelli di Spinoza e Leibniz, gli rimangono estranee, anche perchò egli riconosce che la conoscenza umana trova un limite invalicabile nell’ esperienza. Più che elaborare sistemi concettuali, la filosofia deve quindi occuparsi dei problemi etici e tradursi in uno strumento di orientamento razionale per la condotta dell’ uomo. La morale di Thomasius, che risente anche di influenze pietistiche, si impernia sull’ amore del prossimo, che egli considera il carattere fondamentale dell’ uomo. Thomasius nutrì anche interessi per la storia della filosofia, al pari del padre Jakob, maestro di Leibniz. Attraverso di essa ò possibile emanciparsi dalle singole posizioni filosofiche e assumere una posizione eclettica, che consenta di scegliere il meglio da ciascuna di esse. Questi suggerimenti vengono ripresi da un seguace di Thomasius, Jakob Brucker, autore di una delle più importanti storie della filosofia dell’ età moderna, intitolata appunto Historia critica philosophiae, per sottolineare l’ intento, in essa presente, di prendere le distanze dalle ricostruzioni scolastiche della filosofia, che obbedivano a un preciso punto di vista interpretativo.
- Filosofia
- Filosofia - Illuminismo e Romanticismo