Vizi capitali: cosa sono
I vizi capitali sono un elenco di inclinazioni profonde, morali e comportamentali dell’anima umana. Essi sono ritenuti ‘capitali’ in quanto sono i più gravi in assoluto e riguardano la profondità della natura umana, e si contrappongono alle virtù che invece promuovono la crescita dell’anima di ognuno. Spesso i vizi capitali vengono denominati anche ‘peccati‘ ma l’uso di tale termine è improprio in quanto, secondo la morale filosofica e cristiana, il peccato in sé è l’effetto del vizio.
Vizi capitali: quali sono
Il termine vizio deriva dal latino ‘vĭtĭum‘ che sta per mancanza, difetto, ma anche abitudine deviata, fuori dal retto sentiero. Secondo la dottrina cristiana i vizi capitali sono sette:
- superbia: convinzione della propria superiorità che si esprime in un atteggiamento di disprezzo verso gli altri e verso le norme;
- avarizia: avidità, costante senso di insoddisfazione per ciò che si ha già e bisogno sfrenato di ottenere sempre di più;
- lussuria: incontrollabile desiderio del piacere sessuale fine a se stesso, eccessivo attaccamento ai beni terreni dai quali non ci si riesce a separare;
- invidia: tristezza per il bene altrui tanto da essere percepito come un proprio male;
- gola: ingordigia non solo riferito all’esagerazione nei piaceri della tavola e la perdita totale del senso della misura, ma all’insaziabilità su tutti i piani sia materiali che spirituali;
- ira: alterazione dello stato emotivo che manifesta in modo violento un’avversione profonda verso qualcosa o qualcuno;
- accidia: inerzia nel vivere e nel compiere opere di bene, sinonimo di pigrizia, indolenza e svogliatezza.
Vizi capitali: quando vengono istituiti
La nascita dell’elenco dei vizi capitali ha origini antiche. Già Aristotele descrisse questa tipologia di vizi definendoli ‘abiti del male’: secondo il filosofo tali vizi deriverebbero dalla ripetizione di azioni sbagliate che formano nel soggetto una sorta di ‘abito’. La prima vera classificazione dei vizi capitali risale, invece, al primo Cristianesimo: il monaco Evagrio individuò otto ‘spiriti o pensieri malvagi‘ cioè gola, lussuria, avarizia, ira, tristezza, accidia, vanagloria e superbia. Nel corso del tempo da un parte la tristezza fu accorpata all’accidia e la vanagloria alla superbia, dall’altra fu aggiunta l’invidia così da comporre i sette vizi capitali che conosciamo adesso.
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