Arrestata preside: il caso
Un caso che sta facendo molto parlare è quello di Daniela Lo Verde, una delle più famose esponenti dell’antimafia palermitana e preside della scuola “Giovanni Falcone” del quartiere Zen, insignita anche del titolo di cavaliere della Repubblica. La donna è stata arrestata ed è costretta ai domiciliari con le accuse di peculato e corruzione. Insieme a lei è stato arrestato anche il vicepreside della scuola. A quanto pare entrambi si sarebbero appropriati di pc destinati agli alunni acquistati con i fondi europei, oltre al cibo destinato alla mensa scolastica. Coinvolta anche una terza persona, estranea alla scuola, ossia una dipendente di un negozio di elettronica di Palermo che alla Lo Verde avrebbe donato tablet e cellulari in cambio dell’aggiudicazione della fornitura alla scuola di materiale elettronico come computer e tablet destinato agli iscritti e realizzati nell’ambito di progetti finanziati dal Pon o da enti pubblici.
Arrestata preside: le indagini a Palermo
I militari hanno trovato nell’ufficio della presidenza molti generi alimentari e dispositivi informatici dal costo elevato. Risorse che dovevano essere utilizzate per la scuola e che invece venivano sottratte per essere usate a casa. I carabinieri hanno filmato una dipendente di un negozio di cellulari dare alla preside una busta con due telefoni di ultima generazione con tanto di lamento per il vicepreside che aveva richiesto un modello 13 Pro. I procuratori europei Calogero Ferrara e Amelia Luise stanno coordinando le indagini.
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Arrestata preside: la denuncia
Una ex docente della scuola ha denunciato ai carabinieri cosa stava accadendo nell’istituto, parlando di una “gestione dispotica della cosa pubblica da parte della preside”, come scrive il gip. La professoressa ha parlato della preside come “avvezza alla violazione delle regole”, da quelle sull’emergenza sanitaria a quelle dei finanziamenti europei. Secondo l’insegnante i progetti scolastici approvati all’unanimità non venivano attuati in maniera diligente. Inoltre spesso le fatture per gli acquisti erano gonfiate e solo una parte del denaro dichiarato era spesa davvero per strumenti didattici, mentre il resto veniva utilizzato in abbigliamento e scarpe per la dirigenza della scuola. A questo punto è stata aperta l’inchiesta e nei prossimi mesi arriveranno ulteriori dettagli a riguardo.