Ascensore sociale bloccato: chi nasce in alto resta in alto, chi è in basso fa fatica a salire - Studentville

Ascensore sociale bloccato: chi nasce in alto resta in alto, chi è in basso fa fatica a salire

Ascensore sociale bloccato: chi nasce in alto resta in alto, chi è in basso fa fatica a salire

Un’analisi del sistema educativo italiano mostra come le opportunità di studio e lavoro siano fortemente influenzate dal contesto familiare, a partire dal tasso di laurea e di abbandono scolastico che varia in base al livello di istruzione dei genitori.

In Italia, il concetto di “ascensore sociale” sembra essersi bloccato. I dati più recenti rivelano che le prospettive di studio e lavoro dei giovani sono fortemente influenzate dal livello di istruzione dei genitori, un fenomeno che evidenzia una marcata diseguaglianza sulle opportunità future: il destino educativo di un ragazzo sembra essere già deciso in base al contesto familiare in cui si inserisce.

Questa tragica verità emerge da un recente rapporto dell’ISTAT sui “livelli di istruzione e ritorni occupazionali” e dagli approfondimenti del portale Skuola.net. Il legame tra il contesto familiare e il successo scolastico è evidente: se i genitori hanno un basso livello di istruzione, come la sola licenza media, le probabilità che un figlio abbandoni la scuola prima del diploma sono elevate (circa il 23,9% dei giovani tra i 18 e i 24 anni abbandona gli studi prematuramente se i genitori hanno al massimo la licenza media); al contrario, se almeno uno dei genitori è laureato, questa percentuale crolla al 1,6%, evidenziando un chiaro vantaggio per chi proviene da un ambiente familiare più istruito.

La situazione, però, diventa ancora più critica quando si analizzano i tassi di laurea. Se i genitori hanno un basso livello di istruzione, il tasso di laurea dei figli si ferma al 12,8%, mentre ben il 67,1% dei giovani con almeno un genitore laureato si laurea a sua volta. Questa enorme differenza evidenzia come la possibilità di proseguire negli studi e di accedere a posizioni lavorative più qualificate sia strettamente legata al background familiare. Dal rapporto emerge anche un dato interessante: per le ragazze provenienti da famiglie con basso livello di istruzione, il tasso di laurea è “solo” quattro volte inferiore rispetto a quello delle coetanee provenienti da famiglie con laureati, una differenza decisamente meno marcata rispetto al tasso di laurea dei loro coetanei di sesso maschile.

Le conseguenze sul piano lavorativo e occupazionale

Queste disparità hanno ovvie ripercussioni sul piano lavorativo. Chi consegue un titolo di studio più elevato ha maggiori probabilità di trovare un’occupazione e di accedere a lavori meglio retribuiti. Tra i 25 e i 64 anni, il tasso di occupazione dei laureati è dell’84,3%, ben 11 punti percentuali in più rispetto a quello dei diplomati. Questa differenza si amplia ulteriormente tra i giovani under 35, dove il gap raggiunge i 15,7 punti. Se poi si considerano coloro che hanno solo la licenza media, la situazione crolla: il loro tasso di occupazione si ferma al 54,1%, con un divario di ben 30 punti rispetto ai laureati.

Questo scenario si riflette anche nei tassi di disoccupazione. Il tasso di disoccupazione dei laureati italiani è del 3,6%, significativamente più basso rispetto al 6,2% dei diplomati e al 10,7% di chi ha un basso titolo di studio. Questi dati confermano che l’istruzione resta un fattore determinante per l’inserimento nel mercato del lavoro e che il possesso di un titolo di studio elevato apra molte più porte a livello occupazionale.

La sfida dell’ascensore sociale

L’analisi dell’ISTAT mette in luce un problema strutturale che affligge il sistema educativo e sociale italiano: chi nasce in famiglie con un alto livello di istruzione ha molte più probabilità di proseguire con successo il proprio percorso scolastico e di inserirsi nel mercato del lavoro con un vantaggio competitivo; chi proviene da famiglie meno istruite fatica a rompere il ciclo della disuguaglianza e si trova spesso relegato a posizioni lavorative meno qualificate e meno remunerative.

Questa preoccupante tendenza richiede interventi mirati per garantire a tutti i giovani, indipendentemente dal contesto familiare, le stesse opportunità di crescita e successo: solo così si potrà sperare in una società più equa e inclusiva, dove il merito e l’impegno personale possano finalmente prevalere sulle condizioni familiari.

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