La recente circolare del Ministero dell’Istruzione ha vietato l’uso dell’asterisco (*) e dello schwa (ə) nelle comunicazioni ufficiali delle istituzioni scolastiche italiane. La nota, firmata dalla capo dipartimento Carmela Palumbo, si inserisce in un contesto di regolamentazione linguistica nelle scuole che ha immediatamente acceso un dibattito nazionale.
Da un lato, i sostenitori della misura la considerano necessaria per garantire chiarezza e formalità nei documenti istituzionali; dall’altro, numerose voci critiche la interpretano come una distrazione dalle vere emergenze del sistema educativo italiano. La decisione ministeriale ha provocato reazioni accese, riuscendo nel “miracolo” di compattare sindacati e intellettuali attorno alla richiesta di focalizzare l’attenzione su problematiche più urgenti che affliggono quotidianamente studenti e personale scolastico.
Reazioni degli esperti e dei sindacati
Lo scrittore e professore Enrico Galliano ha reagito con durezza alla circolare ministeriale, evidenziando come in vent’anni di carriera non abbia “mai visto un solo documento scolastico con la schwa o l’asterisco”. Secondo lui, è tipico dei governi di destra cercare di “irregimentare la lingua”, ignorando che essa “evolve, sfugge” naturalmente e che l’italiano stesso è “un impasto di forestierismi”.
La linguista Vera Gheno, sostenitrice dell’uso dello schwa, ha definito il provvedimento “totalmente inutile”, sottolineando come la questione centrale sia il contesto d’uso. “Così come non si possono imporre usi linguistici, non si possono vietare, solo nei totalitarismi accade”, ha commentato.
I sindacati si sono uniti compatti nella critica. Ivana Barbacci della Cisl Scuola ha definito la circolare “un’istanza di scarsissimo interesse pubblico”, mentre Giuseppe D’Aprile della Uil Scuola ha ricordato che “le vere emergenze sono l’abbandono, la sicurezza degli edifici, i tagli al personale”. Tagliente il commento di Gianna Fracassi della Flc Cgil: “Tutto serve per non affrontare i problemi di chi lavora e studia nella scuola”.
L’eurodeputato Alessandro Zan ha aggiunto: “Non sarà certo una circolare a fermare ciò che soprattutto le nuove generazioni chiedono: rispetto per tutte le identità di genere”.
Le vere emergenze del sistema scolastico
Mentre secondo le critiche il Ministero dell’Istruzione si concentra su questioni linguistiche formali, il sistema educativo italiano affronta sfide ben più urgenti. L’abbandono scolastico ha raggiunto livelli definiti “scandalosi” dagli esperti, con un numero crescente di giovani che lasciano gli studi prematuramente. La sicurezza degli edifici rappresenta un’altra criticità, con quattro scuole su dieci considerate a rischio secondo i dati citati da Galliano.
I tagli al personale hanno ridotto drasticamente il supporto disponibile per gli studenti, particolarmente evidente nella carenza di insegnanti di sostegno, mentre il sovraffollamento delle classi, che spesso raggiungono i 28 alunni, rende difficile un’educazione personalizzata ed efficace. Il precariato dilaga, come sottolinea Giuseppe D’Aprile della Uil Scuola, “non ha eguali in nessun altro settore del pubblico impiego” e si accompagna a un sistema di reclutamento definito “fallimentare”.
Gli insegnanti, inoltre, affrontano un crescente rischio di burnout professionale, aggravato da stipendi tra i più bassi d’Europa e da carichi di lavoro sempre maggiori. Come evidenzia Gianna Fracassi della Flc Cgil, “tutto serve per non affrontare i problemi di chi lavora e di chi studia nella scuola”. La circolare ministeriale appare quindi secondo i sindacati come un diversivo rispetto alle necessità reali di investimenti strutturali, di piani concreti per le stabilizzazioni e di risorse per adeguare gli stipendi all’inflazione.