autismo: giornata mondiale e sfide nell'inclusione scolastica

Autismo: la giornata mondiale e le sfide nell'inclusione scolastica

La Giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo si celebra anche quest'anno in Italia con diverse iniziative significative.
Autismo: la giornata mondiale e le sfide nell'inclusione scolastica

La Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo si celebra anche quest’anno in Italia con diverse iniziative significative. Per sensibilizzare i cittadini, numerosi monumenti italiani vengono illuminati di blu, colore simbolo dell’autismo, tra cui la Fontana dei Dioscuri nella Piazza del Quirinale e la facciata del Senato.

Questa ricorrenza rappresenta un’importante occasione per accendere i riflettori sullo spettro autistico, una condizione che riguarda oltre mezzo milione di giovani italiani sotto i 20 anni. Caratterizzata da difficoltà nelle relazioni sociali, uso anomalo o assente del linguaggio e comportamenti ripetitivi, l’autismo rimane ancora una condizione complessa le cui cause non sono del tutto note, nonostante le evidenti correlazioni genetiche.

Dati e trend dell’autismo in Italia

A livello globale, i disturbi dello spettro autistico colpiscono un bambino ogni 36, con una prevalenza nei soggetti di sesso maschile. La tendenza è in crescita, con un tasso di 917 casi ogni 100 mila persone.

In Italia, gli esperti segnalano circa 4.330 nuovi casi ogni anno, mentre i dati Istat sull’inclusione scolastica rivelano che gli alunni con disturbi dello spettro autistico sono 107.000, rappresentando oltre il 32% del totale degli alunni con disabilità.

Negli ultimi vent’anni, secondo l’ex ispettore scolastico Raffaele Iosa, si è registrato un significativo aumento certificativo che ha portato a triplicare il numero di studenti con disabilità, con particolare esplosione dei casi di autismo, ADHD e DOP.

Sfide scolastiche e approcci inclusivi

Nelle scuole italiane si registra un aumento significativo di studenti con disturbi dello spettro autistico, spesso caratterizzati da comportamenti problematici, talvolta aggressivi e fortemente reattivi. Come spiega Raffaele Iosa, ex ispettore scolastico esperto in disabilità, si sta assistendo a un preoccupante fenomeno di isolamento. Questi alunni sono frequentemente separati dai compagni mediante la “copertura totale” (docente di sostegno più educatore comunale), considerandoli potenzialmente “pericolosi” per il resto della classe.

Questa tendenza ha portato alla diffusione di “aule h” e spazi dedicati, generando un vero e proprio “declino separativo” contrario ai principi dell’inclusione. Il problema si aggrava considerando che le basi scientifiche di queste diagnosi sono oggetto di dibattito, mancando certezze genetiche e cure farmacologiche condivise.

Si riscontra inoltre un ritorno a modelli interpretativi di tipo comportamentista, prevalentemente di base skinneriana, con tecniche terapeutiche costose per le famiglie.

La soluzione, secondo gli esperti, richiederebbe lo sviluppo di competenze inclusive più raffinate per tutti i docenti coinvolti, sia di sostegno che curricolari, evitando l’isolamento sistematico degli studenti autistici.

Interventi precoci e strategie di supporto

L’intercettazione precoce dei segnali di autismo rappresenta una sfida fondamentale per migliorare le prospettive di sviluppo. Gli studi promossi dalla Fondazione Stella Maris di Pisa, che annualmente diagnostica circa 900 bambini, si concentrano proprio sull’identificazione dei segni precoci già nella fascia 9-15 mesi.

Come afferma Andrea Guzzetta, responsabile del Dipartimento di Neuroscienze dell’Età Evolutiva, questo approccio permette di attivare interventi tempestivi che sfruttano la massima plasticità cerebrale dei primi anni di vita. La ricerca dimostra che i bambini che iniziano il percorso terapeutico entro i primi due anni presentano traiettorie evolutive significativamente migliori rispetto a chi riceve supporto tardivamente.

Tra le metodologie più efficaci emerge il metodo ABA (Applied Behavior Analysis), riconosciuto dalle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità, che offre risultati concreti nel trattamento del disturbo autistico. Fondamentale risulta il coinvolgimento attivo delle famiglie nel processo terapeutico, creando una sinergia essenziale tra ambiente domestico e percorso riabilitativo per massimizzare i benefici degli interventi.

Richieste di miglioramento e riflessioni finali

L’Associazione nazionale genitori persone con autismo evidenzia numerosi “diritti mancati” sul territorio nazionale: servizi insufficienti per la diagnosi precoce, carenza di presa in carico nelle ASL e inadeguato supporto per gli adulti autistici. Particolarmente critica appare la mancata specializzazione dei docenti, con circa 110mila insegnanti precari di sostegno privi di formazione in didattica speciale.

Le famiglie, spesso abbandonate, si rivolgono ai tribunali per vedere riconosciuti i propri diritti, come dimostra la recente sentenza del Tribunale di Campobasso che ha condannato l’ASR Molise a rimborsare 100mila euro per terapie ABA. Urgono riforme normative concrete che evitino l’isolamento scolastico e riconoscano l’autismo anche dopo i 18 anni, superando l’attuale classificazione generica come “malattia psichiatrica”.

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