Presentata un’iniziativa per introdurre il divieto del velo islamico nelle scuole, un simbolo d’oppressione che colpisce moltissime minorenni.
La Lega della Toscana ha proposto una raccolta firme per chiedere il divieto del velo islamico nelle scuole. La campagna, rivolta solo alle ragazze minorenni e denominata “In classe con la testa libera”, prenderà il via nelle piazze il 14 e 15 dicembre con l’obiettivo di ottenere il sostegno popolare su una questione che il partito considera di primaria importanza per la tutela dell’identità culturale e della libertà femminile.
L’iniziativa è stata presentata ufficialmente il 12 novembre presso la sede del Consiglio regionale della Toscana dall’europarlamentare Susanna Ceccardi insieme ai consiglieri regionali e al segretario regionale Luca Baroncini. Durante l’incontro, Ceccardi ha spiegato le motivazioni e le finalità della proposta che includono anche l’intenzione di portare la questione a livello nazionale ed europeo. Tra i principali obiettivi, infatti, vi è la presentazione di una mozione in Consiglio regionale, nonché l’avvio di un’iniziativa parlamentare che miri a uniformare la normativa in Europa.
La proposta: un divieto per difendere identità e libertà
“La mia sarà una proposta di risoluzione che intendo presentare in Europarlamento, seguendo l’esempio di normative simili già in vigore in altri paesi europei come Francia, Fiandre, Germania e Spagna, e che sono state confermate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu)” ha dichiarato Susanna Ceccardi. L’europarlamentare ha sottolineato come il fenomeno dell’“islamizzazione” stia portando sempre più bambine e ragazze a indossare il velo, anche se minorenni: secondo Ceccardi questo abbigliamento è frutto di “retaggi culturali e familiari” che costringerebbero a portare il copricapo anche nelle scuole. “Il velo è un simbolo di oppressione e a scuola si dovrebbe andare con la testa libera” ha aggiunto Ceccardi, evidenziando l’importanza di questa campagna per la tutela della libertà individuale e dei diritti delle bambine.
La raccolta firme, prevista in numerosi gazebo sparsi per le piazze della Toscana, servirà quindi a sensibilizzare i cittadini e a raccogliere il loro supporto su una tematica che la Lega considera prioritaria per l’identità culturale e la tutela delle giovani generazioni. “Questa è un’iniziativa che va incontro alle donne e, in particolare, alle bambine” ha concluso Ceccardi, richiamando il concetto di “testa libera” come simbolo di emancipazione.
L’impegno della Lega: salvaguardia dei valori culturali e religiosi
Luca Baroncini, segretario regionale della Lega, ha sottolineato come la raccolta firme e il divieto del velo in classe rappresentino solo uno dei pilastri del programma del partito per le prossime elezioni regionali. “Per noi la difesa dell’identità è fondamentale. A differenza di chi promuove leggi come lo Ius scholae, riteniamo prioritario salvaguardare le nostre radici culturali e cristiane e su questi valori non siamo disposti ad arretrare”.
Non sono poi mancati riferimenti critici alle proposte del centrodestra e della sinistra che, secondo la Lega, hanno trascurato la tutela delle radici culturali italiane. Baroncini ha anche annunciato che la Lega costituirà un dipartimento dedicato proprio alla tutela dell’identità culturale e della tradizione cristiana del Paese, rafforzando così l’impegno del partito a contrastare fenomeni di multiculturalismo ritenuti potenzialmente destabilizzanti per la società italiana.
Il sostegno all’iniziativa arriva anche dalla capogruppo della Lega in consiglio regionale, Elena Meini, che ha ringraziato Susanna Ceccardi per aver promosso la campagna. “Come consiglieri regionali, sosterremo con fermezza questa proposta per la laicità della nostra scuola e per il rispetto della nostra cultura”.
Un caso emblematico: bullismo contro una ragazza senza velo
A dar forza alla campagna della Lega è anche una recente vicenda che ha visto protagonista una studentessa di origine marocchina residente nel modenese. La quindicenne è stata vittima di bullismo e aggressioni da parte di tre compagne di classe, coetanee sempre di origine marocchina, per aver deciso di non indossare più il velo. La decisione della ragazza era stata ben accolta dalla famiglia, ma non dalle sue compagne, che l’hanno vessata per mesi con insulti, minacce e aggressioni fisiche, fino a spingerla a denunciare il tutto.
Questo episodio ha suscitato preoccupazione e solidarietà tra chi sostiene la campagna della Lega, che vede nella vicenda un esempio di come la libertà di scelta e l’emancipazione possano ancora essere negate. La storia della giovane ha così riacceso il dibattito sul velo islamico e sulla sua presenza nelle scuole italiane, spingendo ulteriormente la campagna “In classe con la testa libera” come simbolo di lotta contro le imposizioni culturali e di tutela della libertà femminile.