Bocciato per smartphone durante maturità: respinto ricorso - Studentville

Bocciato per aver usato lo smartphone durante la maturità: respinto il ricorso al Tar

Il Tar ha respinto il ricorso di due genitori contro la bocciatura del figlio che aveva usato lo smartphone durante la maturità per cercare "qualche spunto da inserire nel tema".
Bocciato per aver usato lo smartphone durante la maturità: respinto il ricorso al Tar

Beccato ad usare lo smartphone durante le prove

Mentre, a quanto emerso dall’annuale campagna della Polizia postale e per la sicurezza cibernetica ”Maturità al sicuro”, 1 studente su 4 pensa di poter tranquillamente usare lo smartphone durante gli esami di maturità (cosa che, se non fosse chiara, non è consentita), ad un maturando è successo di essere stato beccato proprio mentre ricorreva al suo cellulare durante l’esecuzione di una delle prove. E di essere stato bocciato. A nulla è valso il ricorso al Tar da parte dei suoi genitori. Dovrà ripetere il quinto anno delle scuole superiori. Ma vediamo come sono andati i fatti.

Il tar ha respinto il ricorso

Ebbene sì, il Tar ha respinto il ricorso presentato dai genitori dello studente liceale pugliese, confermandone di fatto la bocciatura per uso improprio dello smartphone durante l’esame di maturità. L’episodio si è verificato durante lo svolgimento della prima prova scritta, quella di italiano, ovvero una delle più importanti. Lo studente era stato sorpreso dai professori mentre utilizzava il cellulare, violando quindi le regole chiaramente imposte che proibiscono l’uso di dispositivi elettronici durante le prove.

Ma, “beccato” dai docenti, la commissione d’esame – dopo aver valutato la situazione – ha deciso per la bocciatura immediata del ragazzo. I genitori hanno ritenuto il provvedimento adottato ingiusto, tanto che hanno deciso di fare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale sperando in una revisione della decisione e nella possibilità di far riammettere il figlio all’esame.

A nulla è valso questo tentativo: il Tar ha confermato la validità della sanzione in quanto ha ritenuto la decisione della commissione appropriata e conforme al regolamento scolastico. Rigettato il ricorso, il ragazzo non ha altra possibilità che ripetere l’anno.

Le argomentazioni dei genitori

Il ricorso è stato basato sulla seguente motivazione: secondo i genitori, il ragazzo soffre di un disturbo dell’apprendimento, diagnosticato e comunicato ufficialmente alla scuola tramite Pec il 6 giugno. Secondo la famiglia, l’istituto scolastico avrebbe dovuto predisporre le misure previste dalla legge per supportarlo in maniera adeguata durante l’esame. Avrebbe dovuto, ad esempio, affiancargli un tutor specializzato o concedergli del tempo in più per completare la prima prova scritta.

I genitori ritengono che la mancata attuazione di queste misure abbia compromesso le condizioni di parità necessarie per lo svolgimento dell’esame e che, pertanto, la scuola abbia agito in modo inappropriato bocciando il ragazzo. Secondo i genitori, anziché optare per la bocciatura, l’istituto avrebbe dovuto concedere al figlio l’opportunità di ripetere l’esame di maturità durante la sessione straordinaria di settembre.

La decisione della commissione d’esame, per il Tar, è stata giustificata dalla gravità dell’infrazione commessa e, sempre secondo il tribunale, la comunicazione tardiva della diagnosi non avrebbe dovuto esimere il ragazzo dal rispetto delle regole. Anche perché, secondo la relazione della Commissione d’esame i docenti, accortisi di quanto stesse accadendo, hanno inizialmente cercato di ammonire il ragazzo ma, dopo alcuni minuti, hanno chiesto a quest’ultimo di consegnare il dispositivo. Le giustificazioni da parte dello studente non sono state sufficienti a far loro cambiare idea. Ha dichiarato di stare cercando “qualche spunto da inserire nel tema”.

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Foto di Math via Pexels

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