Nella nostra Penisola il numero dei laureati continua a diminuire mentre gli abbandoni universitari raggiungono cifre preoccupanti sin dal primo anno di immatricolazione. È quanto emerge dai recenti dati pubblicati dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), che tiene traccia delle statistiche relative all’istruzione universitaria nel paese. I dati in questione si riferiscono all’anno accademico 2021/2022, li approfondiamo di seguito.
Boom di abbandoni universitari in Italia
I numeri emersi evidenziano una tendenza all’aumento degli abbandoni universitari nel nostro paese, con un numero sempre maggiore di studenti che interrompono gli studi prima di ottenere una laurea. Secondo quanto riportato da La Repubblica, i dati si riferiscono all’ultimo decennio, durante il quale si è registrato un record di abbandoni entro il primo anno di università, pari al 7,3%. Nel 2011/2012, la percentuale di studenti immatricolati che alla fine ha deciso di abbandonare gli studi era del 6,3%, con un equo bilanciamento tra uomini e donne.
Nell’anno precedente all’ultima rilevazione, ovvero nel 2020/2021, la percentuale di abbandoni si è mantenuta poco al di sopra del 7%. Un fenomeno che, ancora una volta, non può che portare all’esigenza di approfondire quelle che sono le cause sottostanti e le possibili soluzioni da adottare per invertire la tendenza. L’istruzione superiore è cruciale per la crescita e lo sviluppo di un paese, per questo si tratta di risultati che, se da un lato devono preoccupare, dall’altro devono motivare al raggiungimento di una soluzione.
L’Italia al penultimo posto in Europa per numero di laureati
In Italia si registra un progressivo aumento degli abbandoni universitari già nel primo anno di immatricolazione, accompagnato da una diminuzione del numero di studenti che si iscrivono alle università. Tra l’anno accademico 2020/2021 e il 2021/2022, sono state contate 6.600 immatricolazioni in meno.
In particolare, secondo i dati Eurostat più aggiornati, quelli che si riferiscono al 2021, solo il 28,3% della popolazione italiana tra i 25 e i 34 anni possiede un titolo universitario, seconda percentuale più bassa di tutta l’Unione europea. Questa rilevazione evidenzia la preoccupante situazione nella quale versa il nostro paese. L’Italia si colloca al penultimo posto in Europa per la percentuale di laureati tra i giovani di età compresa tra i 25 e i 29 anni. Solo il 31,2% dei giovani italiani rientra in questa categoria, ben dieci punti percentuali al di sotto della media europea, fissata al 41,1%. Paesi come Francia e Spagna hanno superato il 50% di laureati in questa fascia d’età. Se l’accesso all’istruzione superiore è fondamentale per il progresso sociale ed economico di un paese, l’Italia sembra rimanere indietro rispetto ad altri Stati europei.
Per non parlare del ritorno occupazionale derivante dal livello di istruzione: secondo il report Istat datato ottobre 2021, In Italia il tasso di occupazione dei laureati 25-64enni è all’82,1%, 4,3 punti più basso di quello medio europeo. E’ pari all’81,1% tra i 30-34enni con un gap del 6,8%.
Leggi anche:
- “L’Italia ha troppi pochi laureati”, la riflessione del rettore della Bocconi
- Studenti Disabili e con DSA: boom di iscritti e laureati nelle Università Telematiche
- Abbandono scolastico, i preoccupanti dati raccolti da Save the Children