Il numero di studenti stranieri nelle scuole italiane ha raggiunto un record secondo gli ultimi dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Quest’anno, si contano 888.880 alunni con entrambi i genitori stranieri, superando gli 865.000 dell’anno precedente. Questi significativi dati hanno rilanciato il dibattito sullo ius soli e sullo ius scholae, ossia la legge che stabilisce i requisiti per ottenere la cittadinanza italiana introdotta nel 1992, quando gli alunni stranieri erano poco più dello 0,32% del totale. E che prevede l’acquisizione di tale diritto per chi è nato in Italia da almeno un genitore italiano o da genitori ignoti o apolidi (ius sanguinis).
Quasi 900 mila studenti nelle scuole italiane sono stranieri
Da quanto è merso, la presenza degli studenti stranieri è distribuita in maniera diversificata a seconda delle regioni d’Italia, con quote record nelle regioni settentrionali. In Emilia-Romagna, ad esempio, nelle scuole dell’infanzia si registra il 28% di presenze straniere, mentre quasi un bambino su quattro (23%) alle scuole primarie ha genitori stranieri. Anche in Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia e Veneto, la percentuale di studenti stranieri nelle scuole dell’infanzia e primarie si attesta tra il 20% e il 24%. Questo fenomeno evidenzia la crescente diversità culturale nelle scuole italiane e pone sfide e opportunità in termini di integrazione, inclusione e pluralismo culturale nell’ambito dell’istruzione. Ricordiamo che oggi, In Italia, l’acquisizione della cittadinanza italiana è regolamentata dalla Legge 91 del 1992. La normativa attribuisce il diritto di cittadinanza sin dalla nascita per chi è figlio di uno o entrambi i genitori cittadini italiani. Da anni, però, si sta cercando di riformare tale legge, in modo che riconosca uguali diritti a tutti gli ”italiani che lo sono di fatto”, ma non per la legge.
Ius scholae, l’attesa riforma sulla cittadinanza italiana
A questo proposito, è stato presentato qualche mese alla camera un testo di riforma sulla cittadinanza – denominato “Ius Scholae” – che, se dovesse essere approvato, potrebbe rappresentare la tanto attesa svolta. Si riconoscerebbero, in sostanza, i diritti di tanti giovani ai quali oggi sono totalmente negati. Il testo prevede infatti che possa fare richiesta per la cittadinanza chi sia arrivato in Italia prima di aver compiuto 12 anni e porti a termine un percorso scolastico di 5 anni. Tuttavia, sia lo Ius Scholae che lo Ius soli sono fermi rispettivamente dal 2022 e dal 2021 per l’opposizione dei partiti del centrodestra.
Interessante è stata l’iniziativa del Comune di Bologna, che ha adottato una soluzione creativa per affrontare la questione della cittadinanza per i minori stranieri residenti in città nonostante l’opposizione, in particolare, della Lega di Salvini. Invece di arrendersi alle pressioni politiche, il Comune ha introdotto un escamotage concedendo la cittadinanza onoraria a tutti i minori stranieri residenti in città che soddisfano determinati requisiti. Ovvero quelli nati in Italia da genitori stranieri regolarmente soggiornanti o nati all’Estero, ma che abbiano completato almeno un ciclo scolastico o un percorso di formazione professionale in istituti appartenenti al sistema educativo di istruzione e di formazione italiano.
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