Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha portato avanti un lavoro di monitoraggio del bullismo a scuola relativamente all’anno scolastico 2022/2023. Coinvolti sono stati 185mila studenti delle scuole superiori. Dei quali il 27% ha dichiarato di esserne stato vittima almeno una volta. Bullismo e cyberbullismo in ambito scolastico non sono una novità. Ma qual è la situazione al momento? Vediamo cosa è emerso dai dati raccolti dal MIM.
Bullismo a scuola, aggressori e vittime
Attualmente, tali condotte persecutorie e denigranti sono regolamentate dalla L. 29 maggio 2017, n. 71, entrata in vigore il 18 giugno 2017 e incentrata maggiormente sul bullismo online, intitolata “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”. Questa legge, a breve, dovrebbe essere integrata da ulteriori disposizioni riguardanti la prevenzione del fenomeno, oggetto di una proposta di legge della quale la maggioranza sta discutendo in Senato.
Già, perché nonostante i tentativi messi in atto fino ad ora, l’emergenza non sembra essersi attenuata. E a destare maggiormente preoccupazione, a quanto dicono gli esperti, è la ripetitività degli atti, che mina la sanità psichica delle vittime. Queste, infatti, per vergogna o paura rimangono in silenzio, non denunciando quanto subito e continuando a sopportare in silenzio. Ma ad essere stati interessati dai sondaggi sono stati anche gli aggressori. Il 17,5 % degli studenti ha dichiarato di aver preso parte attiva ad atti di bullismo. Il 7% di cyberbullismo. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di episodi sporadici, non perpetrati nel tempo.
Ciò che fa riflettere, però, è la crescita delle percentuali dei soggetti coinvolti. Il numero delle vittime di bullismo è quasi raddoppiato arrivando al 5,4% nel 2022/2023 (contro il 2,9% del 2020/2021). Le vittime di cyberbullismo sono aumentate, invece, di un terzo (1,5%). A preoccupare gli esperti continua ad essere il silenzio delle vittime. Ecco perché, il Garante per l’Infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, ha invitato gli adulti a cogliere i segnali di malessere dei ragazzi. Ma ha anche esortato i giovani i quali, essendo nativi digitali, hanno tutti gli strumenti per difendersi dai rischi della rete.
Il decreto Caivano e la legge 866 del Senato
Altrettanto importante, in questo contesto, è il cosiddetto decreto Caivano. Nato per contrastare il fenomeno delle baby gang e dell’abbandono scolastico, il decreto legge 15 settembre 2023 n. 123, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ha introdotto “Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile, nonché per la sicurezza dei minori in ambito digitale”. Tra le novità introdotte c’è stata quella del daspo urbano, il divieto di accesso, ai minori quattordici anni, ad alcune aree della città. E l’estensione anche ai minori di reati (percosse, lesioni, danneggiamento) ai danni di un altro minore.
Ha anche previsto che, in fatto di pene di durata non superiore ai cinque anni, durante le indagini il Pubblico Ministero possa optare per un percorso rieducativo o la messa in prova da uno a sei mesi. Per alcuni soggetti di età superiore ai quattordici anni può essere disposto da parte del Questore il divieto dell’utilizzo o il possesso di telefoni cellulari. Un’altra importante novità introdotta dal decreto è la responsabilità delle famiglie per le assenze ingiustificate dei propri figli.
Adesso non resta che attendere l’8 febbraio, giorno nel quale in aula si discuterà dell’attesa legge 866 del Senato, che propone di estendere la legge 71 al bullismo, e che punta sulla prevenzione nelle scuole, sulla creazione di servizi di sostegno psicologico agli studenti e di coordinamento pedagogico negli edifici scolastici e sulla possibilità di attivare un percorso di mediazione (o in alternativa lo svolgimento di un progetto rieducativo) per chi si renda responsabile di comportamenti aggressivi contro persone, cose o animali.
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