Quando la violenza tra giovani è donna si parla di bullismo in rosa o al femminile. Sono sempre più frequenti i casi di violenza tra coetanee. L’ultimo episodio in ordine di tempo è quello che si è verificato qualche giorno fa all’Istituto Alberghiero di Fasano, dove un gruppetto di ragazze frequentanti una delle prime è stato sospeso per quindici giorni dalle lezioni, perché responsabile di un episodio di bullismo ai danni di una compagna di classe. La dinamica: durante l’ora di educazione fisica, la ragazzina rimasta vittima del gruppetto di bulle va con la classe in palestra. Appena entra nello spogliatoio delle donne, però, inizia l’incubo. Le sue compagne di classe la bloccano, quasi la sequestrano, l’accerchiano e la costringono a spogliarsi. A questo punto i racconti di chi è venuto a conoscenza dell’episodio cominciano a divergere leggermente. Secondo alcuni, le bulle avrebbero abbassato i pantaloni della povera vittima ed iniziato a video riprenderla con un cellulare. Secondo altri, addirittura il gruppetto oltre ad abbassare i pantaloni avrebbe abbassato con la forza anche le mutandine della ragazzina. A contorno di tutto minacce all’indirizzo della povera vittima: “devi fare quello che ti diciamo noi e non devi dire nulla a nessuno altrimenti faremo vedere il video al tuo fidanzato e lo pubblicheremo su Facebook”, avrebbero detto le ragazzine terribili alla loro vittima, costretta a subire e a sottostare al loro volere.
La preside della scuola ha definito l’episodio gravissimo. Ma quali sono i rimedi per contrastare questi fenomeni? In alcuni casi i giudici obbligano i giovani autori di bullismo a lavori manuali e a fare volontariato, in altri come in Germania si pensa alla lettura come pena rieducativa. Il giudice Christoph Mangelsdorf del tribunale minorile di Fulda, costatando che dopo aver fatto lavori socialmente utili i ragazzi non cambiavano li ha obbligati alla lettura di romanzi. Entro un numero preciso di giorni i ragazzi hanno dovuto leggere romanzi dove accadono soprusi e violenze, poi parlarne con l’assistente sociale e farne un resoconto al giudice.