L’episodio risale a giovedì scorso ed è avvenuto tra i corridoi di una scuola media durante le lezioni. Le indagini sono ancora in corso.
In questi giorni Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, è al centro delle vicende di cronaca per un grave episodio avvenuto presso le scuole medie “Salvati” nella frazione di Scanzano. Il 14 novembre una docente di sostegno di 37 anni è stata vittima di una feroce aggressione da parte di un gruppo di circa trenta genitori per presunte molestie contro degli alunni. L’episodio è avvenuto durante l’orario scolastico, mentre i ragazzi erano a scuola, e la docente e suo padre, presente al momento dell’aggressione, sono stati ricoverati in ospedale. Le accuse sono state scatenate da voci circolate online, ma al momento non ci sono prove concrete.
Cosa è successo nell’istituto
La situazione è degenerata intorno alle 10:30 di giovedì mattina, quando i genitori, in preda alla rabbia, hanno fatto irruzione nei corridoi dell’istituto. Nonostante la preside avesse cercato di calmarli, proponendo di coinvolgere le autorità competenti per fare chiarezza, il gruppo ha accerchiato la docente aggredendola sia fisicamente che verbalmente, con insulti e minacce di morte, sotto gli occhi degli alunni terrorizzati.
I genitori della professoressa, presenti per motivi personali, sono stati coinvolti nella rissa. All’arrivo delle forze dell’ordine, il padre, nel tentativo di proteggere la figlia, aveva riportato la frattura di un polso mentre la docente un trauma cranico. Entrambi sono stati soccorsi e trasportati in ospedale.
La vicenda è ora al vaglio della Procura di Torre Annunziata e dei carabinieri che stanno indagando sulle circostanze e sull’origine delle accuse. Intanto, la docente è al centro di una tempesta mediatica, alimentata da un post virale condiviso sui social e da presunte prove contenute in una chat WhatsApp chiamata “La Saletta”.
Le indagini: tra accuse e difese
Secondo le prime ricostruzioni, il caso sarebbe esploso a seguito di una lettera anonima condivisa su diverse piattaforme. Sebbene non vi fossero riferimenti espliciti alla docente, le accuse si sono concentrate su di lei, innescando una spirale di isteria collettiva tra i genitori. Gli inquirenti hanno sequestrato computer e telefoni dei genitori coinvolti per analizzare eventuali prove. Dalle indagini sono inoltre emersi altri dettagli: la docente aveva subito attacchi hacker sui suoi profili social l’estate scorsa e, nei giorni precedenti all’aggressione, anche diverse minacce via e-mail.
La vicepreside dell’istituto, Teresa Esposito, ha dichiarato che né lei né altri membri del corpo docente erano a conoscenza di queste accuse prima dell’incidente: “Se ci fosse stato un sospetto concreto, avremmo agito subito” ha affermato, condannando la reazione violenta dei genitori come ingiustificabile.
Reazioni e provvedimenti
La gravità dell’accaduto ha suscitato una condanna unanime. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha disposto un’ispezione presso l’istituto per contribuire a fare chiarezza: “La scuola è un luogo sacro e va tutelata sempre” si legge in una nota del Ministero.
Anche il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti Vito Carlo Castellana ha espresso solidarietà alla docente aggredita, definendo l’accaduto “un atto di barbarie” e ribadendo l’importanza di garantire la sicurezza di docenti e studenti con pene severe per gli aggressori.
Nel frattempo, la scuola media è ancora presidiata dalle forze dell’ordine e striscioni di protesta da parte di alcuni genitori continuano a comparire all’ingresso. Tra questi, uno recita: “Sì ai docenti, no alla direzione. Tutela per i nostri figli”.
Un episodio che apre riflessioni più ampie
L’aggressione avvenuta a Castellammare di Stabia riporta al centro del dibattito politico la gestione dei conflitti nelle scuole. In un contesto in cui la sicurezza degli insegnanti diventa sempre più debole, la vicenda si pone come l’ennesimo monito a promulgare pene più severe contro gli aggressori, specialmente se, come in questo caso, tutto nasce da accuse non verificate promosse dai social media.
Mentre le indagini proseguono, l’attenzione sulle conseguenze di questo evento che ha scosso non solo una comunità scolastica, ma l’intero Paese, resta alta.