Dopo aver chiesto a lungo di poter esaudire il proprio ultimo desiderio in Italia, il 27 febbraio del 2017 Fabiano Antoniani – noto con il nome di Dj Fabo – ha trovato volontariamente la morte a 39 anni in Svizzera dove, grazie all’Associazione Luca Coscioni, ha potuto avviare il percorso del suicidio assistito.
Il dibattito intorno all’eutanasia continua a imperversare nel nostro Paese, nonostante gli appelli che regolarmente vengono lanciati da chi si trova in una condizione fisica alla quale viene preferita la cessazione della vita.
Dj Fabo, l’incidente
L’esistenza di Dj Fabo era cambiata all’improvviso il 13 giugno del 2014 in seguito a un incidente stradale provocato da una disattenzione: tornando da un locale nel milanese nel quale aveva tenuto un dj set, il giovane aveva urtato violentemente contro un’altra auto mentre stava raccogliendo il cellulare che gli era caduto dalle mani, finendo sbalzato fuori dall’abitacolo.
In seguito alle ferite riportate, Fabiano era diventato cieco e tetraplegico. Immobilizzato a letto, il ragazzo “vivace e un po’ ribelle”, come amava definirsi, aveva visto sfumare una carriera da broker e assicuratore, nonché la possibilità di continuare a perseguire la sua più grande passione, quella della musica (da cui veniva anche il nome d’arte con cui ora è noto).
Fabiano si era infatti trasferito in India insieme alla fidanzata Valeria. Qui aveva iniziato a farsi conoscere nel giro dei locali più importanti e finalmente il suo sogno sembrava essere diventato realtà. Poi il terribile incidente, che lo ha fatto sprofondare “in una notte senza fine”, come ha descritto lui stesso la sua condizione.
Valeria gli è sempre rimasta accanto e l’ha assistito sino alla fine, aiutandolo anche a realizzare il video con il quale Dj Fabo aveva chiesto aiuto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché gli fosse concesso di morire nel suo Paese.
Tuttavia dopo tanti appelli caduti nel vuoto, e l’ennesimo rinvio del Parlamento di una discussione sul testamento biologico, Fabiano ha potuto lasciare un’esistenza che era diventata troppo penosa.
Dj Fabo, il processo a Cappato
” Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e la ringrazierò fino alla morte“. E’ proprio Marco Cappato che lo ha aiutato a premere il pulsante per somministrargli il farmaco letale.
Aiuto, questo, che gli è valso un processo: in seguito alla sua autodenuncia ai carabinieri, è stato indagato ed accusato di aiuto al suicidio, reato previsto dall’articolo 580 del codice penale.
Il processo, che si è svolto in varie fasi, si è concluso il 23 dicembre 2019.
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