Lungi dall’essere una ferita accidentale, la “cicatrice francese” è l’ultima tendenza diffusa tra gli adolescenti. Ultimamente la si vede spopolare sui social (TikTok in primis) tanto da aver suscitato la preoccupazione di parecchi adulti. Fortunatamente non sarebbe il risultato di una vera violenza, ma non può che far parlare. Di cosa si tratta, cosa significa e perché è così in voga? Approfondiamo l’argomento.
Cos’è la cicatrice francese
Si presenta come un livido rosso sul viso. Si ottiene dandosi un pizzicotto talmente forte sulla guancia fino a far rimanere il segno, che staziona sul proprio volto per giorni o settimane. E’ una tendenza parecchio diffusa tra i giovani, ma per evitare che prenda piede, secondo due dirigenti scolastiche di Bologna, andrebbe attenzionata. Per questo hanno deciso di informare i genitori della pratica posta in essere dai loro figli di procurarsi questa sorta di ferita sul viso. La cicatrice francese, infatti, può potenzialmente configurarsi come un gesto autolesionistico, e come tale non può passare inosservato. Le due dirigenti, scorgendo questo segno sul volto di due diversi ragazzi in due diversi istituti scolastici avevano inizialmente pensato che fossero stati picchiati da qualche bullo.
Cicatrice francese, la “moda” su Tik Tok
Successivamente, la scoperta. Hanno capito che non si trattava altro che di un “fenomeno social” che con il bullismo non aveva niente a che fare. Ma non per questo meno preoccupante. A testimonianza di questo, il fatto che sul social starebbero circolando dei tutorial che spiegano come procurarselo. La preoccupazione delle due dirigenti è che questa usanza coinvolga sempre più giovani. Anche se probabilmente è presto per annoverare la pratica di procurarsi la cicatrice francese nella categoria dell’autolesionismo, è bene stare all’erta. L’autolesionismo può manifestarsi infatti in vari modi: tagliarsi la pelle, bruciarsi, graffiarsi, colpirsi o ferirsi con oggetti appuntiti. I ragazzi lo fanno spesso per gestire le emozioni negative o il dolore emotivo, che possono derivare da ansia, depressione, problemi di autostima, situazioni di stress familiare. L’autolesionismo può essere un modo per alleviare temporaneamente la tensione emotiva e il dolore, ma a lungo termine non risolve i problemi sottostanti e può peggiorare la situazione. Può portare, infatti, a sviluppare una dipendenza dal comportamento aumentando man mano il rischio di ideazione suicida o tentativi di suicidio. Probabilmente è proprio questo scenario che le due dirigenti vogliono evitare.
Maria Masini, preside della scuola di Molinella ha spiegato: “I genitori interessati sono già stati contatti direttamente, ma cogliamo l’occasione per invitare tutti a monitorare i contenuti dei social e affiancare i propri ragazzi per contenere inutili e pericolosi gesti di emulazione”. Entrambe le dirigenti hanno chiesto alle famiglie dei ragazzi di monitorare l’uso che i loro figli fanno dei social. Per perseguire tale obiettivo saranno organizzati incontri con le classi. Nel caso della scuola di Molinella saranno coinvolti anche i carabinieri.
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