La guerra scoppiata il 7 ottobre 2023 ha duramente colpito il sistema educativo nei territori palestinesi, in particolare in Cisgiordania, dove le scuole cristiane rappresentano un presidio fondamentale per la convivenza tra le diverse comunità. Con 65 istituti attivi che accolgono 22 mila studenti, di cui 8 mila cristiani, queste scuole si trovano oggi ad affrontare sfide quotidiane dovute al conflitto in corso.
Le continue incursioni, i posti di blocco e le chiusure forzate delle strade hanno trasformato l’istruzione in un’impresa sempre più complessa, mettendo a dura prova la resilienza di studenti, insegnanti e famiglie. In questo contesto, le scuole cristiane continuano a rappresentare non solo centri di formazione, ma anche luoghi di dialogo e di speranza per una popolazione duramente provata dal conflitto.
Effetti della guerra sulle scuole
La situazione nei territori palestinesi mostra un quadro educativo fortemente compromesso dal conflitto iniziato nell’ottobre 2023.
“Ci vuole molta pazienza”, spiega suor Silouane, coordinatrice dell’insegnamento del francese nelle dieci scuole latine dei Territori.
Le attività didattiche subiscono continue interruzioni in base all’intensità degli scontri, alle incursioni militari e al numero delle vittime. I posti di blocco notturni istituiti dalle forze di occupazione israeliane impediscono spesso agli studenti di raggiungere gli istituti.
La religiosa descrive una realtà instabile: “Un giorno c’è scuola, un giorno no, a volte all’appello mancano gli studenti, altre volte i professori”. Delle 65 scuole cristiane presenti nell’area, che accolgono complessivamente 22 mila allievi di cui 8 mila cristiani, alcune hanno subito danni materiali significativi, come la scuola della Sacra Famiglia, parzialmente distrutta durante l’offensiva militare.
Impatto psicologico sugli studenti
La situazione di conflitto sta producendo gravi ripercussioni sulla salute mentale degli studenti palestinesi.
“Stiamo vivendo una situazione critica per gli allievi e le loro famiglie”, rivela Naela Rabah, direttrice della scuola greco-cattolica di Ramallah.
Gli istituti hanno infatti dovuto implementare un supporto psicologico strutturato per aiutare i giovani ad affrontare il trauma. La depressione non risparmia nessuno, colpendo non solo gli studenti ma anche il corpo docente, costretto a gestire domande esistenziali come “Perché imparare quando non c’è futuro?”.
Le testimonianze raccolte evidenziano un profondo senso di smarrimento e angoscia, specialmente tra i più giovani che faticano a trovare motivazione e speranza. Gli insegnanti, pur provati emotivamente, tentano di mantenere un ambiente il più possibile sereno e costruttivo, proponendosi come punto di riferimento stabile in un contesto di grande instabilità.
Iniziative e resilienza nelle scuole cristiane
Le scuole cristiane mantengono vivo il loro ruolo di ponte tra le comunità attraverso iniziative mirate. A Betlemme, l’istituto San Giuseppe accoglie 800 studentesse, equamente divise tra cristiane e musulmane, dimostrando nella pratica quotidiana come la convivenza sia possibile e naturale.
Il programma innovativo per la filiera tecnologica, creato da Tina Hazboun, offre alle giovani donne opportunità concrete di emancipazione e sviluppo professionale nel proprio territorio. Gli istituti organizzano regolarmente sessioni di dialogo interconfessionale e momenti di confronto, sia individuali che di gruppo, per aiutare gli studenti a sviluppare competenze di comunicazione e accettazione reciproca.
Suor Silouane sottolinea l’importanza di insegnare la non violenza e la gestione pacifica dei conflitti, elementi fondamentali per costruire un futuro di pace in Medio Oriente.
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