I test INVALSI rappresentano uno strumento di valutazione standardizzato utilizzato nel sistema scolastico italiano per misurare gli apprendimenti degli studenti. Secondo l’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione, questi test mirano a valutare competenze fondamentali considerate indispensabili sia per il percorso scolastico che per la vita quotidiana, la cittadinanza attiva e il futuro contesto lavorativo.
Tuttavia, come sottolineato dai COBAS (Comitati di Base della Scuola), emergono significative criticità riguardo alla loro reale capacità di misurare competenze complesse, sollevando interrogativi sull’efficacia di questo sistema di valutazione che influenza direttamente il percorso formativo degli studenti italiani.
Critiche principali dei COBAS
I COBAS evidenziano come i test INVALSI presentino limiti strutturali significativi nella valutazione delle competenze degli studenti. Secondo il sindacato, questi test standardizzati non riescono a catturare aspetti fondamentali del processo di apprendimento, in particolare lo sviluppo del pensiero critico e divergente, componenti essenziali della formazione completa dello studente.
Il contrasto è evidente quando si confrontano i due approcci alla valutazione delle competenze: da un lato, nelle scuole vengono utilizzati strumenti autentici come i compiti di realtà, integrati in percorsi didattici prolungati e finalizzati a un apprendimento significativo; dall’altro, l’INVALSI propone test standardizzati e decontestualizzati che, per loro natura, non possono cogliere la complessità delle competenze acquisite.
Particolarmente critica risulta l’incongruenza tra il metodo di valutazione e il concetto stesso di competenza, definita come capacità di applicare conoscenze e abilità in contesti reali con autonomia e responsabilità. I test a risposta chiusa o univoca non permettono di valutare processi cognitivi complessi come la comprensione approfondita di un testo o la capacità di analisi critica, rendendo il sistema INVALSI inadeguato per una valutazione autentica e completa.
Valutazione reale delle competenze
La definizione di competenza secondo l’European Qualifications Framework (EQF) del 2006, recepita dalla legislazione scolastica italiana, è piuttosto chiara: si tratta della “comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e risorse personali, sociali e metodologiche in contesti di lavoro, studio e crescita professionale o personale”. Le competenze vengono descritte in termini di responsabilità e autonomia, implicando la capacità di applicare efficacemente le proprie conoscenze in situazioni nuove e complesse.
Le Linee guida per la certificazione delle competenze nel primo ciclo, pubblicate in seguito al DM 742/2017, evidenziano un aspetto cruciale: “le prove utilizzate per la valutazione degli apprendimenti non sono affatto adatte per la valutazione delle competenze”. Questo implica che i test standardizzati come quelli INVALSI non possono cogliere adeguatamente la complessità del concetto di competenza.
Per valutare realmente le competenze, gli esperti suggeriscono strumenti specifici come i compiti di realtà (prove autentiche ed esperte), osservazioni sistematiche e autobiografie cognitive. Questi metodi permettono di osservare lo studente in azione, valutandone l’autonomia, la responsabilità, la creatività e la consapevolezza personale in contesti significativi.
A differenza dei test standardizzati, che offrono una visione parziale e decontestualizzata, i compiti autentici sono integrati in percorsi didattici prolungati e finalizzati a un apprendimento significativo, rispecchiando meglio la complessità delle competenze realmente acquisite.
Impatto finanziario e sistemico
I test INVALSI hanno comportato una spesa di circa 400 milioni di euro dal 2004 a oggi, senza portare miglioramenti concreti al sistema educativo italiano. La Direttiva 74 della ministra Gelmini (2008) ha stabilito il carattere censuario delle prove per misurare l'”effetto scuola”, valutando così il valore aggiunto delle istituzioni educative.
Questo approccio costoso, anziché risolvere le problematiche, secondo i COBAS continua a evidenziare un sistema scolastico che fatica a garantire un’istruzione equa, perpetuando divari territoriali, socio-culturali, di genere e di origine tra gli studenti italiani.