COME CAPIRE E STUDIARE MARX. Karl Marx (1818-1883) è stato non solo filosofo, ma anche politico, economista, sociologo, storico e giornalista tedesco. L’obiettivo delle sue teorie è l’abbattimento della società capitalistica e la costruzione di una prospettiva comunista, di radicale uguaglianza tra gli uomini. È molto importante capire e studiare Marx nel modo giusto, non solo per avere un bel voto alle interrogazioni, ma anche per comprendere bene l’ideologia socialista e comunista affermatasi nel Novecento. Dunque, proviamo a comprendere innanzitutto le principali teorie di Marx, e successivamente impostiamo lo studio e teniamo i considerazione alcuni piccoli accorgimenti.
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COME STUDIARE MARX: RIASSUNTO FILOSOFIA E RIVOLUZIONE. Critica della filosofia. Marx critica la filosofia, in quanto essa si limita a pensare alla realtà, ma non agisce per cambiarla: non basta interpretare il mondo, bisogna trasformarlo! Lo scopo di Marx è sicuramente lo stesso dell’Idealismo, la liberazione dell’uomo, ma egli utilizza non il pensiero, bensì la prassi. Marx allora si pone come compito quello di trasformare la filosofia, unendo teoria e prassi: la teoria si afferma come critica della situazione esistente, e attraverso la prassi si trasforma il mondo.
La filosofia deve smascherare l’alienazione umana, intesa come processo storico ed economico-sociale si asservimento dei produttori della ricchezza materiale a coloro che dispongono di tale ricchezza e dei mezzi che sono serviti per produrla. Per abbattere ciò non basta solo la critica, ma occorre una forza materiale per abbattere una forza materiale, cioè per cambiare la situazione esistente. Ma dove la filosofia può trovare le sue armi materiali? Nel proletariato dice Marx, cioè “in una classe oppressa da catene radicali”, sulla quale viene esercitata l’igiustizia per eccellenza e che, liberando se stessa, può liberare e recuperare la sua umanità ora soffocata e oppressa.
La storia come lotta di classi. “La storia di ogni società fino ad ora esistita è storia di lotte di classi”: con questa tesi si apre il Manifesto del partito comunista. La storia è lotta di classi: liberi e schiavi, patrizi e plebei, signori e servi, oppressori e oppressi, sono sempre stati in reciproco contrasto conducendo una lotta che ha portato o ad una rivoluzione della società, o alla comune rovina delle classi.
A questo punto dobbiamo capire cosa intenda Marx per “classe”. Una classe è formata da persone di comuni interessi e condizioni economiche e, soprattutto, dalla posizione occupata nei rapporti di produzione e nella distribuzione del reddito. L’umanità ha attraversato diverse epoche storiche e sistemi sociali:
- comunità primitiva, basata su un’organizzazione tribale
- società schiavistica dell’epoca antica
- società feudale, legata alla servitù della gleba
- società capitalistica
La società capitalistica si è realizzata con lo sviluppo della borghesia e con il passaggio dall’artigianato all’industria. Ciò ha portato ad una massima concentrazione proprietaria di beni e alla formazione di grandi masse di lavoratori salariati. Nascono allora due campi nemici contrapposti: la borghesia e il proletariato.
Borghesia e proletariato. Nel Manifesto la borghesia viene vista come una classe rivoluzionaria, che si è sviluppata distruggendo i vincoli feudali. La borghesia non può esistere senza rivoluzionare mezzi di produzione e rapporti sociali. Il capitalismo viene descritto come un modello di società che si è fondato sull’esigenza di un rivoluzionamento continuo di processi materiali di produzione, sulla mobilità e su un incessante dinamismo. Tuttavia, la borghesia ha partorito i suoi “seppellitori”, ha creato forze produttive in misura superiore a quelle finora create, che ora non riesce a controllare, producendo crisi violente e distruttive.
Il dominio del capitale ha creato gli operai moderni, i proletari, che “vivono solo fino a quando trovano lavoro e trovano lavoro fino a quando il loro lavoro aumenta il capitale”. Gli operai in fabbrica sono organizzati militarmente e diventano accessori delle macchine. Cresce lo sfruttamento degli operai, avvengono licenziamenti, alcune classi di dominanti vanno sul lastrico. Di conseguenza, il numero dei capitalisti diminuisce e cresce il numero dei proletari. La lotta del proletariato si sviluppa costantemente, fino ad impugnare le armi e la distruggere chi l’ha creato: la borghesia.
La rivoluzione. La lotta tra le classi diventeà rivoluzione, e il proletariato fonderà il suo dominio attraverso l’abbattimento della borghesia.
Per la rivoluzione Marx individua presupposti oggettivi e soggettivi:
- oggettivi: conflitto tra lo sviluppo delle forze produttive (mezzi usati per la produzione e gli uomini che li usano) e i rapporti sociali borghesi, centrati sulla propèrietà privata dei mezzi di produzione.
- soggettivi: la coscienza di classe del proletariato, prendendo coscienza della sua identità e dei suoi interessi durante la lotta.
Marx è convinto che nel momento decisivo dello scontro si uniranno anche alcuni borghesi alla classe rivoluzionaria. La rivoluzione del proletariato sarà una rivoluzione mondiale, poiché il mercato è divenuto mondiale e la guerra tra le classi diventerà una lotta mondiale.
Con l’abbattimento della borghesia, il proletariato non si sostituirà ad essa come classe dominante: la rivoluzione darà luogo a una società senza classi, in cui non ci saranno più oppressori ed oppressi. Ci sarà il comunismo, in cui sarà abolita la proprietà privata e si passerà alla socializzazione dei beni.
Il Manifesto del 1848 si conclude con un appello: “Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!”. Con il comunismo terminerà lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, e si passerà dalla preistoria alla storia dell’uomo.
COME STUDIARE MARX: CRITICA DI HEGEL, DELLA SINISTRA HEGELIANA E DELL’UTOPISMO. Superamento dell’hegelismo. Nella Critica della filosofia hegeliana del diritoo pubblico Marx critica il metodo speculativo di Hegel e la teoria dello Stato. Infatti, la filosofia hegeliana consiste nel trasfdormare soggetti reali in predicati, cioè manifestazioni e momenti dell’Idea, riducendo tutto ciò che esiste a categoria logica. Secondo Marx invece quello che conta non è la logica della cosa, ma la cosa della logica. Lo stesso errore lo ritroviamo nella teoria hegeliana dello Stato: invece di farci conoscere la struttura e il modo di funzionamento della realtà statuale, ci mostra un modello aprioristico e astratto di Stato, incarnazione dell’Idea di Stato, ma conferendo ad esso caratteristiche e contenuti concreti.
Marx allora decide di rovesciare il metodo dialettico del pensiero di Hegel: mentre prima la dialettica si manifestava come movimento interno dello spirito, come dialettica di concetti, ora deve essere individuata all’interno della realtà, come conflitto che scaturisce dalla concretezza delle situazioni.
Critica della sinistra hegeliana. Marx critica anche le posizioni della sinistra hegeliana e del suo maggiore esponente, Feuerbach. Essi hanno affermato la funzione critica della filosofia, tuttavia sono rimasti in una prospettiva idealistica, e si illudono di cambiare il mondo con la sola forza delle idee, contrapponendo queste ad altre idee. Affinché avvenga l’emancipazione dell’uomo non basta allora solo la presa di coscienza: le catene che asserviscono gli uomini sono sono idee, ma condizioni materiali in cui vivono gli uomini. Bisogna allora lottare per cambiare la situazione attraverso una “forza pratica”, il proletariato.
Feuerbach ha il merito di aver messo al centro della sua riflessione gli individui nella loro concretezza, tuttavia egli non ha colto la storicità della natura umana. Ha inoltre concepito la realtà sensibile solo come oggetto di conoscenza, non considerandola invece come prassi. Feuerbach, che ha posto al centro la questione dell’autoalienazione religiosa, ha concepito l’emancipazione come movimento intellettuale e l’ha estraniato dal corso storico.
Alienazione ed emancipazione umana. Marx riconosce il risultato positivo della critica di feuerbach alla religione: è l’uomo che crea Dio a sua immagine e non Dio che crea l’uomo. Tuttavia, Feuerbach non ha dato origine all’alienazione religiosa, che secondo Marx trae origine dal mondo profano, scisso e contraddittorio. Il mondo umano è alienato, dunque produce una religione come sua rappresentazione.
L’alienazione avviene anche a livello politico, poiché lo Stato borghese sancisce l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, ma mantiene le disuguaglianze nella società civile. L’uomo conduce una doppia vita: è uomo pubblico e privato. Vi è scissione tra interesse generale e interesse privato.
L’alienazione nel lavoro. La vera alienazione per Marx avviene sul terreno economico-sociale. Marx critica l’economia politica, che ritiene eterne le leggi di funzionamento della società capitalistica. Questa critica è svolta nell’opera maggiore di Marx, Il Capitale.
La teoria economica classica si basa sul presupposto della proprietà privata, ma non la spiega, e non spiega la divisione della società in due classi fondamentali:
- proprietari: capitalisti
- non proprietari: operai
Non spiega neanche i motivi della miseria degli operai, che risiedono nell’esistenza dei primi. Nell’economia capitalista l’operaio è vittima di un processo di alienazione. Egli si oggettiva nel lavoro, nella produzione di merci, e si aliena in esse, poiché non appartengono a lui. Nelle condizioni imposte dal capitalismo l’operaio è libero solo nel mangiare, nel bere e nel procreare. L’oggetto prodotto sovrasta l’operaio come una potenza indipendente. L’appropriazione che il capitalista fa della merce è estraneazione del produttore, suo annullamento e perdita dell’oggetto. Nel lavoro, le qualità umane diventano il mezzo con cui l’uomo può sopravvivere: egli dunque si estranea da se stesso. La proprietà privata è la causa e l’effetto del lavoro alienato.
Come superare tale alienazione? Bisogna sopprimere la proprietà privata e giungere al comunismo, senza alienazione e con la riappropriazione che l’uomo fa di se stesso, di tutta la sua produzione materiale e spirituale.
Critica dell’economia politica. L’economia politica nasconde l’alienazione nel lavoro, tuttavia Marx ne rielabora concetti e analisi.
Critica del Socialismo utopistico. Per superare l’alienazione del lavoro non serve estendere la proprietà a tutti, come sostengono i socialisti utopisti, ma la proprietà privata va abolita.
Secondo Marx ed Engels, esistono 3 filoni di Socialismo utopistico:
- Socialismo reazionario e feudale: quello dei Romantici che aspirano a tornare alle forme pre-borghesi di economia.
- Socialismo conservatore e borghese di Proudhon, che vuole migliorare il capitalismo attraverso reti cooperative.
- Socialismo e Comunismo critico-utopistici di Saint-Simon, Fourier, Owen, che hanno denunciato le ingiustizie del capitalismo, ma non sono riusciti a comprenderne le cause.
COME STUDIARE KARL MARX: RIASSUNTO IL MATERIALISMO STORICO. Marx elabora una concezione materialistica della storia, negando principalmente il primato della coscienza sull’essere e mettendo al primo posto i fatti della storia. In questo contesto Marx parla dei bisogni umani in termini sia materiali che spirituali e, a proposito del Comunismo, afferma che esso sarà la riappropriazione di tutta la ricchezza fisica e spirituale prodotta dagli uomini.
Dall’analisi della società capitalistica Marx parte per individuare nell’alienazione economica il fattore fondamentale di ogni tipo di alienazione. La scienza economica allora diventa la base per una comprensione reale della storia umana. La storia nasce nella produzione materiale: nei mezzi di produzione e nei rapporti di produzione che gli uomini stabiliscono tra loro. L’essenza umana ha le sue radici nelle attività produttive che gli uomini svolgono per sopravvivere: producendo i mezzi per soddisfare i loro bisogni, producono la loro vita materiale.
La storia inizia con la creazione dei mezzi necessari a soddisfare i bisogni dell’uomo. Questi mezzi sono artificiali, e producono nuovi bisogni, che è la prima azione storica. I pensieri degli uomini e le loro idee allora diventano un riflesso delle loro condizioni materiali di vita.
La coscienza come prodotto sociale. La realtà dunque modifica il pensiero e non viceversa, ed è la vita che determina la coscienza. La coscienza è un prodotto storico, poiché si risolve nelle relazioni storicamente prodottesi tra gli uomini. Nel momento in cui però si sono sviluppate le forze produttive e si è affermata la divisione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale, la coscienza si è manifestata come realtà interiore autosufficiente escissa dal corpo.
Le idee sono un riflesso delle condizioni della vita materiale, sono ideologia, una rappresentazione rovesciata della realtà, e questo fenomeno deriva dal processo storico della vita degli uomini. Le idee dipendono dalle attività materiali e dalle relazioni sociali. Sembrano vivere di vita propria, ma in realtà non sono autonome: modificando le condizioni materiali l’uomo cambia il suo pensiero.
In ogni epoca le idee dominanti sono, in realtà, le idee delle classi dominanti, imposte e affermatesi nella società. Il cambiamento delle idee avviene con il cambiamento dei processi materiali di vita, del modo di produzione, inteso come l’insieme delle forze produttive (mezzi e metodi di produzione) e rapporti di produzione (relazione che si realizza storicamente tra gli esseri umani nello svolgimento delle attività produttive e che danno vita a classi sociali contrapposte). Per Marx idee e istituzioni sono la sovrastruttura, i modi di produzione sono la struttura della società, suo fondamento e fattore di trasformazione e sviluppo.
In alcuni assetti sociali le forze di produzione vengono assecondate nel loro sviluppo. Ad un certo punto, esse entrano in contrasto con i rapporti di produzione esistenti (nel capitalismo la proprietà), che diventano catene. Subentra allora un’epoca di rivoluzione sociale e il mutamento della situazione economica sconvolge la sovrastruttura, costituita da idee e sistemi dominanti.
Il cambiamento dei modi di produzione cambia la visione della storia, della realtà sociale, cambia le idee.
COME CAPIRE MARX: RIASSUNTO IL CAPITALE. Il Capitale descrive le strutture e i modi di funzionamento dell’economia capitalistica, ma nello stesso tempo elabora una nuova scienza economica.
Il sistema capitalistico viene definito come un’immane raccolta di merci, cioè come produzione e scambio crescente di beni.
La merce è un bene prodotto per essere immesso nel mercato. Essa è in un modo e appare in un altro, ha un valore d’uso (capacità di soddisfare i bisogni) e un valore di scambio (può essere scambiata con latr merce).
Il valore d’uso è presente in ogni società, e senza valore d’uso, chiaramente, non c’è valore di scambio. Tuttavia, il valore d’uso cambia in base alle persone e alle circostanze, quindi non può costituire “misura” per le merci che si scambiano nel mercato. Il valore di scambio invece è misurabile, in quanto una merce può essere scambiata con un’altra secondo rapporti di equivalenza.
La misura comuni di ogni merce è il tempo di lavoro necessario a produrre le merci. Si tratta del tempo di lavoro socialmente necessario, il tempo medio di lavoro necessario alla produzione delle merci. Dunque, è il lavoro umano a dare valore alle merci.
La forza lavoro crea plus-valore. Dove nasce il profitto dei detentori di capitale? Marx risponde ce anche il lavoro è una merce, una merce che il suo proprietario, il lavoratore, vende in cambio di un salario. Dal punto di vista del capitalista, il prezzo pagato per quella merce-lavoro è giusto, in quanto commisurato alla quantità di lavoro necessaria per produrla. Per l’operaio, il prezzo è commisurato alla quantità di lavoro necessaria per produrre i mezzi di sussistenza. La “merce” allora ha un valore di scambio. Tuttavia, la merce-lavoro non è come le altre, in quanto è l’unica che produce altre merci e altri valori. L’operaio vende la sua forza-lavoro: pone a disposizione per un certo periodo di tempo la sua capacità di lavoro in cambio del salario. Il lavoro è una merce particolare, in quanto produce valore superiore rispetto a quello per cui è stato acquistato. Fino a un certo punto della giornata, la forza-lavoro produce merci il cui valore corrisponde a quello del salario pagato, ma successivamente diventa un di più: è un plusvalore che produce plusvalore incamerato dal capitalista.
Il ciclo economico capitalistico. Il ciclo capitalistico è sintetizzato da Marx nella formula D-M-D’, cioè Denaro-Merce-Denaro. Il denaro è capitale in quanto il suo impiego è finalizzato ad avere una maggiore quantità di denaro. D’ rappresenta dunque una quantità maggiore di denaro.
Come avviene il ciclo economico capitalistico?
- Il denaro D viene usato per comprare merci M, necessarie per la produzione, cioè capitale variabile (forza lavoro) e capitale costante (macchinari e strumenti vari).
- Le merci prodotte vengono vendute e si ottiene una quantità superiore di denaro, D’. La differenza tra D e D’ si chiama incremento del capitale, che ha origine nel plus-valore incamerato dal capitalista.
- Il capitalista tende ad aumentare il saggio di plus-valore P/V, cioè il rapporto tra plus-valore e capitale variabile, aumentando la giornata lavorativa (plusvalore assoluto) o intensificando la giornata lavorativa (plusvalore relativo), mantenendo lo stesso salario.
- Il capitalismo però deve fare i conti con il saggio di profitto, riassunto nella formula P/(C+V): l’esigeza di produrre di più in meno tempo e lavoro porta ad aumentare il capitale costante (C). Cade il saggio di profitto, che i capitalisti cercano di contrastare aumentando lo sfruttamento e riducendo i salari.
- Il capitale si concentra in poche mani e cresce la massa proletaria.
- Sopraggiunge una crisi di sovrapproduzione, in quanto vi sono troppe merci in circolo che la popolazione non può permettersi.
- Il capitalista riduce la produzione, chiude le fabbriche e licenzia gli operai, i prezzi si abbassano e i capitalisti più deboli vengono eliminati.
- Nasce un nuovo ciclo di sviluppo fino al rovesciamento del capitalismo.
L’abolizione del sistema delle merci. Secondo Marx dunque, bisogna abolire il sistema delle merci. Non si tratta di estendere a tutti la proprietà, ma bisogna superare la proprietà privata come condizione e forma del rapporto tra gli uomini. I rapporti di proprietà non sono espressione della natura umana e non costituiscono un ordinamento immutabile. La società capitalistica alimenta una contraddizione oggettiva tra i prorpietari dei mezzi di produzione e coloro che posseggono solo la capacità di lavoro. L’imprenditore, per essere competitivo, deve sfruttare al massimo la forza lavoro, altrimenti rischia di essere eliminato dal mercato.
Abolito questo sistema dunque, bisogna che la classe operaia conquisti il potere.
Il comunismo. Il comunismo è l’unica forma sociale nella quale sia possibile una restituzione dell’uomo a se stesso, poiché, eliminando la proprietà privata, si elimineranno i fattori di lacerazione della società. E’ uno sbocco inevitabile dello sviluppo della società capitalista, e sarà una fase storica di sviluppo in cui ci sarà un aumento di ricchezza, portando ad un benessere generalizzato.
Come avviene il passaggio dal capitalismo al comunismo? Dopo la società capitalista si passerà ad una società socialista, basata su una proprietà comune dei mezzi di produzione. Qui il lavoratore riceve esattamente ciò che ha dato alla società: gli viene rilasciato uno scontrino che attesta la quantità di lavoro e ritira dal fondo sociale i mezzi di consumo equivalenti al lavoro erogato. Anche se in diverse condizioni, avviene ancora il principio del diritto borghese: uguale quantità di merci per uguale quantità di lavoro. Tuttavia, questo uguale diritto è in realtà un diritto diseguale, poiché un lavoratore può fornire più lavoro di un altro nello stesso tempo, può lavorare per più tempo ecc…
Tuttavia, in questa fase della trasformazione non si può fare altrimenti. In una fase successiva, quando sarà superata la divisione tra lavoro intellettuale e lavoro manuale e il lavoro sarà diventato il “primo bisogno della vita”, la situazione potrà cambiare.
Tra la società capitalista e quella comunista vi sarà una lunga fase di transizione rivoluzionaria, detta “dittatura rivoluzionaria del proletariato”. Lo Stato cambierà e sarà subordinato alla società.
Le differenze di classe scompariranno, la produzione sarà concentrata nelle mani degli individui associati. Accanto all’istruzione popolare dovranno essere promosse le scuole tecniche. Nessuno dovrà influire sulla scuola, né la Chiesa, né lo Stato.
Marx non descrive la società comunista, ma la realtà stessa indicherà poi, quando sarà il momento, come questa dovrà essere.
COME STUDIARE MARX: LE REGOLE. Dunque, una volta aver letto tutto il pensiero di Marx, dobbiamo concentrarci innanzitutto sui concetti chiave, che sono:
- l’alienazione
- la storia
- la coscineza
- il ciclo economico capitalistico e come superarlo
- l’avvento del comunismo
Successivamente, memorizziamo e ripetiamo, facendo poi uno schema per ripassare tutto!
COME STUDIARE: TUTTO SUL METODO DI STUDIO. Tutto chiaro? Ora non ti resta che leggere le nostre guide sul metodo di studio:
- Come studiare filosofia
- Memoria e metodo di studio: quale fa per te
- Come fare una tabella di marcia
- Come trovare la concentrazione per studiare