Secondo il 58° rapporto Censis, i quindicenni italiani dedicano oltre 2 ore al giorno ai compiti. Famiglie e docenti chiedono una revisione delle modalità di assegnazione.
Secondo l’ultimo rapporto del Censis gli studenti italiani sono i più oberati d’Europa per quanto riguarda il tempo dedicato ai compiti a casa. In media infatti i quindicenni del nostro Paese passano più di 2,3 ore al giorno a svolgere gli esercizi assegnati dagli insegnanti, a fronte delle 1,2 ore registrate tra i loro coetanei tedeschi.
A questo impegno quotidiano, già significativo, si aggiungono le circa 27 ore settimanali di frequenza scolastica, riducendo drasticamente il tempo disponibile per attività extracurriculari, hobby e riposo. Il problema inizia a essere particolarmente sentito come dimostrano le proteste di numerose famiglie che hanno denunciato un carico eccessivo di lavoro.
Nella Provincia di Trento sono già state introdotte alcune misure per alleggerire la situazione, ma nel resto d’Italia il dibattito rimane acceso tanto che recentemente un gruppo di genitori ha scritto al ministro Giuseppe Valditara chiedendo una regolamentazione più equilibrata.
Compiti: un valore aggiunto o un peso inutile?
La questione sull’utilità dei compiti a casa divide non solo famiglie e studenti, ma anche dirigenti scolastici e docenti. Secondo il 67,5% dei presidi, è necessario introdurre una normativa chiara e aggiornata, superando le vecchie disposizioni risalenti agli anni ’60; allo stesso tempo, però, oltre il 63% degli stessi dirigenti ritiene che i compiti siano comunque uno strumento utile, ma solo se assegnati con criterio.
Un problema rilevante, sottolineato dal rapporto Censis, riguarda i compiti “passivi”, ovvero quelli che non vengono corretti o che richiedono l’aiuto diretto dei genitori. Questo accade perché, per il 52,5% dei presidi, molti insegnanti si limitano a verificare lo svolgimento degli esercizi senza analizzare gli errori, mentre il 51% ritiene che i docenti non considerino il livello di autonomia degli studenti.
La pedagogista Federica Ciccanti, raggiunta da RaiNews, propone un approccio diverso per ottimizzare il tempo e migliorare l’apprendimento, come integrare lo studio con esperienze culturali quali visite a musei o mostre; anche l’organizzazione familiare può fare la differenza, soprattutto durante le vacanze natalizie: pianificare le giornate, distribuendo il carico di lavoro, aiuta a evitare la classica corsa dell’ultimo minuto.
Proposte e opinioni: dalle vacanze alla misura nei compiti
Nel dibattito sono intervenute anche figure autorevoli come il docente e scrittore Enrico Galiano e il popolare docente di fisica Vincenzo Schettini.
Enrico Galiano propone il concetto di “ozio per le vacanze” richiamandosi al significato classico del termine: le vacanze dovrebbero rappresentare un momento di riflessione e creatività, vacanza è sinonimo di vuoto, che va rispettato.
Anche Vincenzo Schettini invita a considerare una “misura” nell’assegnazione dei compiti, sostenendo che le vacanze dovrebbero servire a riposarsi. Se proprio vengono assegnati, consiglia agli studenti di affrontare i compiti in modo organizzato, distribuendoli su un piano di lavoro che eviti pressioni inutili negli ultimi giorni. Schettini suggerisce di sfruttare le mattinate per completare i compiti, lasciando i pomeriggi e le sere liberi per svago e socializzazione.
Un equilibrio necessario per il benessere scolastico
Il rapporto Censis e le opinioni degli esperti evidenziano una necessità condivisa: ripensare il sistema dei compiti a casa per renderlo più equilibrato ed efficace. Tra proposte di regolamentazione, strategie organizzative e un maggiore coordinamento tra i docenti, emerge l’urgenza di dare priorità al benessere degli studenti, senza però sacrificare la qualità dell’apprendimento.