Il prossimo 14 marzo l’Italia assisterà a una mobilitazione nazionale degli insegnanti precari che coinvolgerà docenti idonei del concorso ordinario 2020 e quelli esclusi dal PNRR 2023/24. La protesta nasce dall’esasperazione di migliaia di professionisti dell’istruzione che, nonostante abbiano superato tutte le procedure dei concorsi docenti, continuano a vivere in una condizione di precarietà senza prospettive concrete.
“Non basta più l’ottimismo” è il messaggio lanciato dai portavoce, stanchi delle continue rassicurazioni prive di riscontri effettivi. L’assenza di un cronoprogramma e di atti ufficiali ha definitivamente esaurito la pazienza dei docenti, ormai determinati a far sentire la propria voce attraverso un’azione collettiva che toccherà l’intero territorio nazionale.
Contesto della mobilitazione
I docenti protestano dopo aver superato regolari procedure concorsuali senza ottenere stabilizzazione. Il paradosso è evidente: gli idonei del 2020, già abilitati e inseriti nelle graduatorie a esaurimento, vengono scavalcati da insegnanti di nuovi concorsi. “Non basta più l’ottimismo”, dichiarano i portavoce, denunciando il dialogo con la Commissione Europea come “una leggenda più che una trattativa vera”. Manca un cronoprogramma ufficiale che possa rassicurare la categoria.
Richieste e impatti
I docenti scesi in piazza avanzano richieste chiare e non più procrastinabili: stabilizzazione immediata per chi ha già superato le procedure concorsuali, maggiore trasparenza nelle assegnazioni e soprattutto l’assunzione in ruolo senza ulteriori ostacoli burocratici. “Esiste già una possibilità di assunzione immediata e senza costi aggiuntivi per lo Stato”, sottolineano i manifestanti, evidenziando l’assurdità della situazione.
L’attuale gestione sta alimentando un precariato cronico che influisce negativamente non solo sulla continuità didattica ma anche sulla fiducia dei docenti verso le istituzioni. Il continuo rinvio di soluzioni concrete ha eroso la credibilità del dialogo con il governo, percepito ormai come una serie di “promesse senza seguito”.
Particolarmente critica la questione dei percorsi abilitanti per docenti, diventati sempre più inaccessibili e costosi, che secondo i manifestanti stanno creando “un mercato speculativo sulla formazione docenti”. La mobilitazione punta quindi a ottenere interventi urgenti per ristabilire equità e meritocrazia in un sistema che, paradossalmente, penalizza proprio chi ha dimostrato competenza attraverso regolari concorsi.
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