Il 2024 segna un punto di svolta per il reclutamento degli insegnanti in Italia, introducendo significative novità attraverso due bandi di concorso per i docenti, il DDG n. 2575/2023 per la scuola secondaria e il DDG n. 2576/2023 per l’infanzia e la primaria.
Questi bandi rappresentano i primi passi della fase straordinaria del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), preludio a un ulteriore bando previsto per settembre/ottobre 2024 e all’avvio della fase ordinaria dei concorsi dal 2025. La riforma, che modifica il percorso di formazione e reclutamento dei docenti, ha suscitato reazioni miste tra i potenziali candidati per quanto riguarda l’abilitazione all’insegnamento.
Di fatto il concorso del 2024, pur essendo ordinario in termini di riconoscimento dei punti per mobilità e graduatorie, non è abilitante. Questa caratteristica non è stata una sorpresa post-pubblicazione del bando, ma era già implicita nel DL 36/2022.
Nello specifico il Decreto Legislativo 36/2022, pubblicato nell’aprile dello stesso anno, ha introdotto il nuovo modello formativo che entrerà a regime nel 2025. Secondo questo modello, i docenti dovranno conseguire 60 CFU per l’abilitazione, superare il concorso, essere assunti a tempo indeterminato e completare un anno di prova e formazione. Fino al 31 dicembre 2024, siamo in una “fase straordinaria” che permette anche ai docenti non abilitati di partecipare al concorso, a patto di acquisire i CFU mancanti.
Anche le modalità di svolgimento delle prove scritte per questi concorsi hanno suscitato curiosità e qualche critica, soprattutto per l’assenza di una prova preselettiva e per le peculiarità nella gestione delle risposte ai quesiti. Queste scelte sono state giustificate dalla necessità di adeguarsi a tempi ristretti imposti per rispondere agli accordi con Bruxelles, nonché dalla volontà di semplificare il processo in una fase considerata straordinaria.