La Rete degli studenti Medi scende in piazza per chiedere misure concrete contro i disturbi alimentari. In occasione della giornata nazionale del fiocchetto lilla, gli studenti hanno organizzato una mobilitazione davanti al Ministero della Salute per rivendicare il diritto a un sostegno psicologico gratuito e accessibile. “La salute mentale è un diritto, non una questione di soldi”, afferma Bianca Piergientili, coordinatrice regionale della rete nel Lazio, sottolineando l’urgenza di interventi strutturali che superino le soluzioni temporanee proposte fino ad ora.
I dettagli della manifestazione
La Rete degli studenti Medi ha organizzato una mobilitazione significativa il 14 marzo 2025, scelta deliberatamente in concomitanza con la giornata nazionale del fiocchetto lilla che si celebra il 15 marzo. Gli studenti si sono dati appuntamento davanti al Ministero della Salute a Roma, portando avanti lo slogan incisivo “Vogliamo più dei vostri spicci“.
I dati sui disturbi del comportamento alimentare rivelano una situazione allarmante, soprattutto tra i giovani. Secondo quanto riportato dal Ministero della Salute, la pandemia ha causato un aggravamento significativo del fenomeno, con un incremento dei casi stimato tra il 30% e il 35%.
Particolarmente preoccupante è la riduzione dell’età di esordio, con le ragazze tra gli 11 e i 15 anni che rappresentano la fascia più colpita. Come evidenziato da Piergientili, alcuni casi vengono registrati addirittura tra bambini di 8-9 anni.
Le associazioni del settore confermano che i disturbi alimentari spesso hanno origine in età precoce, peggiorando progressivamente negli anni successivi. Un dato allarmante e troppo spesso ignorato è che questi disturbi rappresentano la seconda causa di morte tra i giovani, superati solo dagli incidenti stradali.
Critica alle politiche attuali
La Rete Studenti Medi ha presentato due anni fa la proposta di legge “Chiedimi come sto” per introdurre sportelli psicologici obbligatori in tutte le scuole e università italiane. Secondo Piergientili, questa iniziativa è rimasta “ancora ferma” in Parlamento, evidenziando un disinteresse istituzionale verso il tema.
La coordinatrice regionale denuncia l’inefficacia delle soluzioni temporanee adottate dal governo:
“Invece di intervenire seriamente, il governo ha pensato di risolvere il problema con bonus spot, finanziando un numero ridotto di psicologi con fondi insufficienti”.
La situazione attuale prevede un rapporto di uno psicologo ogni 25.000 studenti, una proporzione che la Rete considera assolutamente inadeguata per affrontare l’emergenza.
Gli studenti contestano inoltre la progressiva privatizzazione dei servizi di supporto psicologico, soprattutto nel Lazio, rendendo l’assistenza una questione di “disponibilità economica” anziché un diritto garantito a tutti.