Stiamo per uscire di casa, stiamo cercando le chiavi del motorino per andare alla festa di compleanno di Patrizia. Ma prima devo passare a prendere Marco, che mi aspetta alle 21 all'incrocio tra via De Gasperi e Corso Garibaldi. Ma un momento… cos'è che stavo cercando? Cosa diavolo è che stavo cercando?
Una situazione, quella dell'offuscamento di oggetti che stavamo cercando (o di una azione che stavamo per compiere) che è stata analizzata dagli psicologi dell'Università di Sheffield.
Per quale motivo ci capita una dinamica del genere? Lo psicologo Tom Stafford dell'ateneo inglese non ha dubbi: succede quando mettiamo in moto l'effetto soglia. Ovvero pensiamo ad una azione come un tutt'uno (nel nostro esempio, noi che ci vediamo già con le chiavi in mano, pronti ad azionare il motorino, passare a prendere Marco ed essere già a sgranocchiare stuzzichini a casa della festeggiata Patrizia) e non su più livelli.
Stafford ha portato l'esempio di una donna che incontra tre muratori. A tutti chiede: cosa stai facendo? Il primo risponde: "Sto ponendo un mattone su un altro mattone", il secondo fa: "Costruisco un muro", il terzo esagera: "Erigo una cattedrale".
Ecco. Secondo Stafford è proprio così che il nostro cervello dovrebbe funzionare. Pensare una azione alla volta fino a completare un determinato progetto. Quando si saltano dei passaggi (ci immaginiamo già a casa di patrizia) oppure pensiamo a più passaggi del nostro progetto contemporaneamente, ecco che il nostro cervello va in tilt.
La fretta avvantaggia l'effetto soglia. Ecco perché fare le cose con calma ci fa, paradossalmente, guadagnare tempo. Evitando di farci dimenticare quel che stiamo facendo.