La “ribellione” dei rettori universitari in Italia
Secondo i rettori delle università italiane, molti atenei avranno vita breve in seguito ai tagli di 800 milioni di euro che il Governo avrebbe stabilito. Dal 2019 al 2023 si era registrata una crescita dei finanziamenti, la decisione di questo anno pare diversa.
Chiarezza sui numeri
Anna Maria Bernini è la Ministra “accusata” dai rettori universitari di aver deciso per il taglio di 800 milioni di euro. Stando, invece, alle sue parole espresse attraverso alcuni organi di stampa i numeri sono ben diversi.
” Il fondo di finanziamento ordinario delle università statali registra nel 2024 un aumento del 21% rispetto al periodo ante Covid. Infatti, questo anno portiamo in dote 9 miliardi di euro, contro i 7,45 miliardi del 2019″.
In realtà, secondo le tabelle MUR, il taglio è stato solo del 2% rispetto al 2023. La risposta dei rettori non si è fatta attendere, così come quella dell’Unione degli Universitari, i quali si esprimono:
“Sarebbero serviti almeno 500 milioni solo per recuperare l’inflazione del 2023, mentre il Governo ha scelto di andare verso la direzione opposta e tagliare sull’istruzione”.
Il rettore della LUMSA, Francesco Bonini, parla invece del clima che si è creato con il Ministero:
“Il clima tra Ministero e rettori era inizialmente molto rigido, ma successivamente è prevalso un costruttivo dialogo. Il taglio era previsto da mesi e si stava ragionando insieme sul modo con cui spalmarlo tra le varie voci”. (Fonte ANSA)
In generale, è opportuno far notare che per quasi tutte le parti coinvolte i parametri che il fondo di finanziamento ordinario prevede nella ripartizione dei tagli e delle risorse siano antiquati e molto rigidi.
In Sardegna, ad esempio, i tagli sono di poco superiori al 3%, percentuale ritenuta esagerata dal parlamentare Silvio Lai, esponente del PD, il quale afferma che:
“Si tratta di un taglio molto pesante per le università, in un momento in cui sarebbero richieste aggiuntive e non inferiori”.
L’allarme degli altri atenei
I rettori toscani di Firenze, Siena e Pisa manifestano il loro disappunto sostenendo come il taglio finanziario potrebbe generare rallentamenti nella ricerca e malfunzionamenti nelle università. La percentuale del 3% di riduzione delle risorse coinvolge anche 4 università delle Marche, mentre una percentuale molto inferiore riguarda la provincia di Udine. Nonostante siano percentuale relativamente contenute, vige il pensiero comune che possano compromettere l’elevato livello formativo e di ricerca.
Il Governo risponde che le risorse destinate sono comunque importanti e in aumento rispetto al 2019, ma richiedono da parte degli atenei un impiego di buon senso e di responsabilità, a favore di una programmazione nel tempo che sia sostenibile.
Bisogna considerare che nel 2024 il fondo non ha il contributo straordinario che è stato elargito nel 2023 tramite il PNRR, ma nonostante questo, la somma destinata alle università è comunque superiore a quella del 2022.
Infine il Governo sta già lavorando a un aumento delle risorse per il prossimo anno, precisando come le università statali italiane, oltre al fondo ordinario abbiano ricevuto contributi da altre fonti.