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Diritto alla disconnessione a scuola (e non): l'ironico post di Enrico Galiano

Diritto alla disconnessione? Enrico Galiano ci strappa un sorriso con il suo post ironico condiviso su Facebook, ricordandoci quanto sia importante staccare, a scuola e non solo.
Diritto alla disconnessione a scuola (e non): l'ironico post di Enrico Galiano

Diritto alla disconnessione

Il diritto alla disconnessione, questo sconosciuto… Quel miraggio di libertà in cui ci viene promesso che possiamo ignorare email, messaggi e notifiche di lavoro dopo l’orario. In teoria, dovremmo poter chiudere il computer e dedicarci alla nostra vita privata, senza che il capo o il collega di turno ci scriva alle 22:00 con il classico “ne parliamo domani, ma intanto dammi un’idea”. Questo nobile principio, che sembra uscito da un manuale di utopia moderna, nasce per proteggerci dall’ossessione digitale, come se la tecnologia fosse il problema e non la cultura del “sempre connessi”.

L’idea è semplice: quando timbri il cartellino – anche solo metaforicamente – il tuo cervello dovrebbe essere messo in modalità “offline”. Peccato che nella realtà spesso venga tradotto con “se non rispondi subito, ti mettiamo la pulce nell’orecchio per giorni”. A questo è dedicato l’ironico post condiviso su Facebook da Enrico Galiano. Perché sì, anche se il diritto alla disconnessione suona fantastico, almeno sulla carta, nella pratica è una di quelle belle idee che richiedono una rivoluzione culturale.

Il post ironico di Enrico Galiano

Abbiamo imparato a conoscerlo come scrittore oltre che come insegnante: Enrico Galiano è l’autore di romanzi di successo come “Eppure cadiamo felici”, “Tutta la vita che vuoi” o “Dormi stanotte sul mio cuore”. A renderlo tanto apprezzato è anche il suo approccio all’insegnamento nell’ambito del quale, come insegnante di scuola secondaria, si è distinto per l’uso di metodi creativi e per la capacità di ispirare i ragazzi. Come la “Classe capovolta”, quello che mette lo studente al centro del processo di apprendimento.

Galiano è molto attivo anche sui social, dove condivide riflessioni ironiche e poetiche sulla scuola e sulla vita. Come, appunto, quella che abbiamo anticipato, nella quale ipotizza di imporre l’arresto a chi, nei giorni festivi, invii email di lavoro:

Un disegno di legge, presto, che imponga il carcere a chi manda mail di lavoro nei giorni di festa.
(e se insegni, so che anche tu hai QUEL/LA COLLEGA. Condividi con tali pericolosi soggetti questo post: rendi il mondo un posto migliore!)

Cos’è il diritto alla disconnessione

Ma cos’è, in concreto, il diritto alla disconnessione? E’ il diritto dei lavoratori di non essere reperibili o obbligati a rispondere a comunicazioni lavorative al di fuori dell’orario di lavoro. In applicazione di un principio che tutela (o, almeno, dovrebbe tutelare) il tempo libero, la salute e il benessere psicofisico di ognuno. Così da garantire un equilibrio tra vita privata e vita lavorativa. Nato come risposta all’aumento dello stress lavorativo legato alla diffusione delle tecnologie digitali, questo diritto è stato formalmente riconosciuto in diversi paesi, tra i quali anche l’Europa. In Italia è disciplinato dalla legge n. 81/2017, che lo include tra le tutele per chi lavora in modalità di smart working. Ma può applicarsi anche ad altri tipi di contratto.

Questa norma implica che le aziende debbano rispettare gli orari concordati e non possano pretendere la disponibilità dei dipendenti oltre l’orario di lavoro, salvo eccezioni specifiche qualificate come emergenze. Inoltre, spetta al datore di lavoro stabilire accordi chiari con i dipendenti per regolare le modalità e i limiti di contatto. L’obiettivo? Quello di prevenire fenomeni quali il cosiddetto burnout, e garantire che il progresso tecnologico non sfoci in una disponibilità lavorativa costante.

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Foto apertura di Anna Tarazevich via Pexels

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