Raggiungere il tanto ambito traguardo di diventare docente di ruolo è per molti un miraggio. Si trascorrono anni nell’incertezza, nel dubbio di stare percorrendo la strada giusta, in attesa di vedere “la luce in fondo al tunnel”. Qualcuno ci riesce presto. Qualcuno tardi. Qualcun altro… dopo la pensione. E’ proprio quello che è successo ad Anna Maria, un’insegnante settantenne di Bisaccia, in provincia di Avellino, il cui percorso è sicuramente fuori dall’ordinario. Ma come sono andate le cose?
Diventa di ruolo a 70 anni
Anna Maria ha alle spalle una lunga carriera come insegnante precaria iscritta alle GPS (Graduatorie Provinciali Supplenze). E finalmente, quest’anno, ha visto coronato il suo sogno: l’immissione a ruolo come docente per l’anno scolastico 2023-24 in un istituto della provincia di Salerno. Ad un’ora e mezza da casa, aspetto che sicuramente le avrebbe comportato non pochi disagi, nella migliore delle ipotesi 3 ore al giorno in viaggio solo per raggiungere il posto di lavoro e tornare a casa. Ogni giorno.
Il lato bizzarro di questa vicenda, però, è che la donna non potrà beneficiarne in quanto in pensione dallo scorso anno. La notizia le è arrivata a seguito della partecipazione al concorso ordinario del 2018 (quando non aveva ottenuto il posto fisso). Ma è esattamente da quell’elenco che è stata scelta per una cattedra a tempo indeterminato.
Nel frattempo, la situazione degli insegnanti precari in Italia continua ad essere disastrosa: si stima che lo scorso anno il numero di contratti a tempo determinato sia stato di circa 225mila, su un totale di circa 900mila posti assegnati. Si attesta, a conti fatti, una percentuale di precarietà pari al 25% (un docente su quattro).
Il commento della segretaria provinciale Flc Cgil
A commentare il fatto è intervenuta Simonetta Ascarelli, segretaria provinciale Flc Cgil di Rimini, la quale ha dichiarato:
“Questa vicenda è il simbolo di come la forma di reclutamento nel mondo della scuola debba essere modificata. In Italia, facciamo pochi concorsi e pure male. L’amministrazione deve definire le competenze, la preparazione tecnica ma anche pedagogica; va costruita una procedura certa, con concorsi ogni due anni”.
E, in merito alla storia di Anna Maria, ha aggiunto:
“Se n’è andata dal mondo del lavoro da precaria senza ricostruzione di carriera, priva di un inquadramento rapportato all’anzianità e senza un minimo di diritti economici. È un’ingiustizia”.
Oltre il danno la beffa, insomma. In conclusione, la segretaria ha detto, non senza un minimo di amarezza: “Quest’anno avremo trenta mila posti vacanti che andranno a precari che spesso non prenderanno le cattedre per motivi famigliari. In questi giorni sto avendo a che fare con molte madri di famiglia, con figli di due-tre anni, che non se la sentono di lasciare Rimini per andare a insegnare a Reggio Emilia”.
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