Donne in vetta all’università, ma il lavoro premia ancora gli uomini

Donne in vetta all’università, ma il lavoro premia gli uomini

Donne in vetta all’università, ma il lavoro premia gli uomini

Nel panorama universitario italiano, le donne rappresentano circa il 60% dei laureati nel 2023, confermandosi più costanti e performanti rispetto ai colleghi uomini. Il 64% delle studentesse completa infatti il percorso di studi nei tempi previsti, contro il 57,9% degli studenti maschi.

Anche le votazioni di laurea riflettono la loro eccellenza: la media femminile è di 104,8 su 110, superiore al 102,9 maschile. Le motivazioni culturali sono più presenti tra le donne (30,6% contro 27,6%), influenzando positivamente la partecipazione ad attività extracurricolari come stage e tirocini.

Inoltre, il 28,5% delle laureate ha beneficiato di una borsa di studio, rispetto al 23,9% dei colleghi, a riprova di un maggiore svantaggio economico familiare spesso presente nelle biografie femminili.

La presenza femminile nelle facoltà STEM

Anche se le donne rappresentano soltanto il 41,4% dei laureati nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics), i loro risultati accademici spiccano. La media di voto tra le ragazze è di 104,5 su 110, superiore a quella maschile (102,6), e il 58,1% di loro termina gli studi nei tempi previsti, rispetto al 52,7% dei colleghi.

Inoltre, il 61,3% delle studentesse svolge stage riconosciuti dal corso di laurea, a fronte del 57,2% degli uomini. Dati questi che confermano la determinazione e la qualità delle performance al femminile, anche in contesti storicamente a prevalenza maschile. Il divario di partecipazione, sebbene ancora presente, mostra segnali di riduzione, lasciando intravedere un potenziale riequilibrio futuro nei corsi tecnico-scientifici.

Le prospettive occupazionali dopo la laurea

Nonostante le ottime performance accademiche, le donne continuano a incontrare ostacoli nell’ingresso nel mondo del lavoro. A cinque anni dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione femminile si attesta all’86,8%, contro il 90,2% maschile.

I contratti a tempo determinato colpiscono maggiormente le donne (17% rispetto al 9,9% degli uomini), evidenziando una maggiore precarietà iniziale. Anche sul piano economico si registra uno squilibrio evidente: le donne guadagnano in media 1.711 euro netti mensili, contro i 1.927 euro degli uomini.

Inoltre, molte laureate si indirizzano verso il pubblico impiego e l’insegnamento, settori che, pur offrendo stabilità, risultano meno dinamici sul piano delle prospettive di crescita e retribuzione nel breve periodo.

L’effetto della genitorialità sulle carriere femminili

La maternità continua a rappresentare uno degli ostacoli principali alla piena parità nel mondo del lavoro. Tra i laureati con figli, il tasso di occupazione femminile si ferma al 76,7%, quasi venti punti in meno rispetto al 94,9% degli uomini. Questo dato sottolinea come la presenza di figli abbia un impatto assai più penalizzante sulle donne.

Anche sul piano economico le disparità sono marcate: il differenziale retributivo tra laureati con figli è del 21%, quasi il doppio rispetto a quello rilevato tra chi non ha figli (12%). Questo squilibrio evidenzia una minore possibilità per le madri di accedere a impieghi ben retribuiti o con prospettive di carriera, rallentando sensibilmente la loro crescita professionale.

Laureati STEM: migliori prospettive per ridurre il divario di genere

Le lauree in ambito STEM offrono oggi le chance occupazionali più solide per entrambi i sessi. A cinque anni dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione raggiunge il 92,6% tra gli uomini e il 90,1% tra le donne.

Una distanza, quella tra i due generi, che nel 2019 era di 5,9 punti percentuali e che oggi si è ridotta a soli 2,5 punti. Questo dato segnala una tendenza positiva verso una maggiore equità, grazie all’elevata domanda di profili tecnico-scientifici e alla crescente presenza femminile in questi settori strategici.

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