Puntuale come un orologio svizzero arriva l’ennesima circolare riguardante l’abbigliamento da tenere a scuola. Questa volta è stato il preside di un istituto dell’Emilia Romagna a firmarla e, come era ovvio aspettarsi, le polemiche non sono tardate ad arrivare. Quello del dress code scolastico è da sempre un argomento che divide: da un lato c’è chi (dirigenti scolastici e professori) vorrebbe che il “decoro” a scuola venisse rispettato. Dall’altro ci sono gli studenti (o comunque parte di essi, e talvolta i genitori) che considerano imposizioni di questo tipo coma una limitazione alla propria libertà. Anche esagerazioni, se vogliamo. Ma a cosa si deve il malumore, in questo specifico caso?
Dress code a scuola, la circolare del preside
Siamo in Emilia Romagna, come abbiamo anticipato, precisamente a Reggio Emilia. Qui, il preside del liceo Canossa ha emanato una circolare per la verità non rivolta solo ai ragazzi, ma anche ai professori ed al personale Ata, che invita a mantenere un abbigliamento sobrio e decoroso. La circolare, in un passo, recita così:
“Si ricorda che l’abbigliamento nei locali scolastici deve essere decoroso e consono all’ambiente di lavoro in cui si trova. Pertanto devono essere evitati indumenti come bermuda e pantaloni corti sopra il ginocchio, minigonne, canotte, magliette troppo corte, scollate e trasparenti e abbigliamento succinto in generale”.
Ed è qui che si è scatenato il putiferio: ad essere finita nel mirino delle polemiche è stata, nel dettaglio, la parola “decoro”. Da qui a lamentarsi, sia a scuola che sui social, di essere tornati al Medioevo, il passo è stato breve. Post e commenti non sono mancati sulla rete.
“Non andremo a misurare le gonne col metro…”
Eppure, così come riporta il Resto del Carlino, che ha intervistato in merito alcuni alunni dell’istituto, i ragazzi sono in parte d’accordo con il dirigente scolastico. Sono concordi sul fatto di doversi vestirsi in modo adeguato, anzi, lo giudicano un loro dovere, ma sono contrari a delle “imposizioni troppo coercitive”. Qualcun altro lamenta la mancanza di dettagli. “Queste regole sono poco definite. Che cos’è un abbigliamento decoroso? Difficile stabilirlo”.
Ma cosa dice, il preside, dopo il marasma seguito all’emanazione della sua circolare? Daniele Cottafavi non molla, anzi, controbatte:
“In tutti i regolamenti di istituto si parla di ‘abbigliamento adeguato’. Semplicemente noi abbiamo dato qualche indicazione in più per evitare anche che l’interpretazione sia personale e per dare ai ragazzi un orientamento preciso. Si tratta di una tematica puramente educativa, non moralizzante. Non si tratta di un argomento pruriginoso, ma certo non è necessario venire a scuola con la pancia scoperta. Non chiediamo una divisa, ma il rispetto di un abbigliamento adeguato. E comunque, non andremo a misurare le gonne col metro… “
Insomma, non ci si aspetta una vigilanza esagerata, ma che i ragazzi seguano una sorta di linea guida nella scelta dei capi da indossare quotidianamente all’interno dell’istituto.
Leggi anche:
- No all’abbigliamento da spiaggia o discoteca a scuola: la circolare di una preside di Lecce
- “No all’abbigliamento estivo a scuola”: preside di Torino vieta infradito, top e shorts
- A scuola in ciabatte: protesta degli studenti contro il regolamento scolastico sul dress code