È morto Franco Ferrarotti, pioniere della sociologia italiana - Studentville

È morto Franco Ferrarotti, pioniere della sociologia italiana

È morto Franco Ferrarotti, pioniere della sociologia italiana

Aveva introdotto la sociologia in Italia ed è stato il primo a ottenere una cattedra ufficiale in questa materia. Ha fondato riviste, corsi di laurea e scuole di pensiero unendo ricerca, passione e impegno politico.

Mercoledì 13 novembre 2024 Franco Ferrarotti, figura di spicco nel panorama sociologico italiano, è morto all’età di 98 anni. La sua vita è stata caratterizzata da numerosi primati e iniziative pionieristiche che hanno trasformato la sociologia da disciplina poco considerata a settore di studio e di ricerca. Nel 1961 è stato il primo in Italia a ottenere una cattedra ufficiale di sociologia presso La Sapienza di Roma, in un periodo in cui la disciplina era spesso rifiutata dagli ambienti accademici; era ancora giovanissimo, ma venne nominato professore ordinario ponendo finalmente fine al tabù culturale che circondava la materia. Per tutta la sua vita, sfidando qualsiasi pregiudizio, Ferrarotti ha fondato riviste e corsi di laurea influenzando in modo indelebile il mondo accademico.

Ferrarotti era nato il 7 aprile 1926 a Palazzolo Vercellese. Nonostante le umili origini, ha studiato filosofia a Torino, allievo di Nicola Abbagnano, mostrando una precoce apertura verso le scienze sociali che lo allontanava dal rigore filosofico per esplorare i temi sociologici. Grazie a Cesare Pavese, con la traduzione dell’opera La teoria della classe agiata di Thorstein Veblen, Ferrarotti è entrato in contatto con il pensiero critico americano che sarebbe diventato un punto di riferimento costante nel suo lavoro. Ma la sua vita non è stata solo sociologia, è stato anche partigiano nelle Langhe e ha collaborato con Adriano Olivetti.

Il contributo accademico e la critica sociologica

Nel corso della sua carriera, Ferrarotti ha fondato e diretto numerose riviste di sociologia, come i Quaderni di Sociologia e, soprattutto, La Critica Sociologica pubblicata dal 1967 e ancora attiva. Queste riviste rappresentavano per lui uno strumento di dialogo e confronto critico sui temi di attualità e ricerca, uno spazio dove mantenere vivo il dibattito sulla società.

Tra le sue opere più note, il Trattato di sociologia del 1968 che è ancora oggi un testo di riferimento insieme a saggi come La sociologia. Storia, concetti, metodi e Roma da capitale a periferia, quest’ultimo dedicato alla città di Roma e al suo sviluppo urbano e sociale. Lontano dall’astrattezza e dalla statistica pura, Ferrarotti ha proposto una sociologia “qualitativa” e vicina ai fenomeni quotidiani e alla comprensione profonda delle dinamiche umane attraverso un approccio diretto, basato sull’osservazione diretta e la riflessione critica sui cambiamenti sociali, opponendosi al predominio della statistica nelle scienze sociali.

Ma il suo impegno si estende anche all’ambito accademico: è stato infatti lui a fondare il corso di laurea in Sociologia all’Università di Trento, aprendo nuove possibilità di formazione in un campo fino ad allora privo di un riconoscimento ufficiale.

Una sociologia critica e ispirata ai grandi ideali

Ferrarotti ha improntato la sua ricerca su una sociologia capace di mettere in discussione le strutture di potere e le disuguaglianze della società. La sua ispirazione principale derivava dalle teorie di Max Weber, di cui apprezzava il rigore scientifico e la critica alla burocrazia e al ruolo della religione nella società. Ma è nel pensiero di Thorstein Veblen, critico della classe agiata americana e dei modelli di consumo esibito, che Ferrarotti trova un’ulteriore chiave per la sua analisi critica della modernità, nella quale la tensione tra i grandi ideali di libertà si scontrava con l’incapacità delle società occidentali di garantire uguaglianza e giustizia: in questo, Ferrarotti vedeva una sfida alla sociologia stessa, intesa come strumento di riflessione e cambiamento, mai come oggetto di studio distaccato e fine a sé stesso.

L’eredità intellettuale e umana di Ferrarotti

La passione di Ferrarotti per la sociologia non si è mai esaurita in un interesse accademico: oltre ai numerosi viaggi di ricerca, considerava il confronto diretto con la realtà sociale una parte imprescindibile del suo metodo. Osservatore instancabile, non ha mai smesso di raccogliere testimonianze e di raccontare l’evoluzione della società contemporanea con spirito critico. I suoi lavori, tra cui l’imminente Lettera a un giovane sociologo, rappresentano oggi una testimonianza duratura della sua visione critica e appassionata della sociologia, che ha segnato in modo profondo generazioni di studiosi e appassionati.

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