L’11 aprile scorso è stato approvato, durante il Consiglio dei Ministri n 28, il DDL per la competitività dei capitali. Perché ne parliamo qui è presto detto. Perché inciderà in qualche modo sul programma scolastico andando ad introdurre, nell’ambito dell’educazione civica, un modulo di educazione finanziaria. Ma gli studenti non ci stanno.
Il DDL Competitività introduce l’educazione finanziaria a scuola
Il Capo III del suddetto DDL, quello riguardante le “Misure di promozione dell’inclusione finanziaria”, introduce delle misure mirate a facilitare l’inclusione finanziaria. “L’articolo 21 inserisce tra i principi, le competenze e gli obiettivi di apprendimento dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica anche l’educazione finanziaria. A tal fine, vengono previste specifiche modifiche alla legge 20 agosto 2019, n. 92, avente a oggetto l’insegnamento scolastico dell’educazione civica”. Ciò significa che l’educazione finanziaria dovrà essere studiata anche a scuola. Se secondo il sindacato Anief si corre il rischio che questa norma sia irrealizzabile per la mancanza dei docenti specialisti in quanto il tema è trattato in maniera trasversale, ben diversa è la posizione degli studenti, che si schierano contro.
Preoccupata la Rete degli studenti medi
La Rete degli Studenti Medi ha evidenziato la propria preoccupazione riguardo l’introduzione della suddetta materia all’interno del sistema scolastico pubblico. Secondo l’associazione, l’attuale insegnamento di Educazione civica, con sole 33 ore annue, non è sufficiente a formare gli studenti come cittadini consapevoli. Sostiene inoltre che elementi fondamentali per lo sviluppo di una coscienza storica, civile e politica vengano erosi progressivamente, evidenziando un processo di aziendalizzazione dell’istruzione.
In particolare, fa notare come nella maggior parte dei casi i programmi di storia non vengano completati e come non si arrivi quasi mai ad analizzare e comprendere sufficientemente il percorso della Costituzione e della Repubblica italiana dal dopoguerra ad oggi. Di conseguenza, non ci si sofferma adeguatamente sui temi legati ai diritti e alle leggi che attuano il mandato costituzionale nel Paese e sui quali la democrazia italiana, nel corso degli anni, si è interrogata tramite i più famosi referendum. Ne consegue la necessità di un’educazione civica e storica più approfondita e completa all’interno del sistema scolastico, in modo che gli studenti possano sviluppare una comprensione accurata della storia, della civiltà e della politica, e diventare cittadini consapevoli e partecipi nella società.
“Spiegateci come comportarci davanti ad un contratto di lavoro”
Ci riporta alla realtà Paolo Notarnicola, portavoce della Rete degli Studenti Medi. Il coordinatore nazionale della Rete ha sottolineato come “non possiamo immaginare che tutti gli studenti diverranno imprenditori, la maggior parte entrerà nel mondo del lavoro come lavoratore dipendente”. Anziché fornire loro strumenti di educazione finanziaria, sarebbe auspicabile che vengano colmate le lacune riguardanti gli strumenti formativi per la costruzione di una piena coscienza civica. E, nell’ottica di diventare dei lavoratori dipendenti, anche gli “strumenti utili per contrastare il lavoro precario e il lavoro nero, favorendo la cultura dei diritti e della legalità”.
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