Le consultazioni regionali coinvolgeranno sei regioni italiane. Gli istituti scolastici chiuderanno per la preparazione e il ripristino dei seggi, influenzando l’organizzazione del calendario annuale.
Nel 2025 si terranno le elezioni regionali in Campania, Veneto, Toscana, Puglia, Marche e Valle d’Aosta, ma l’elenco potrebbe ovviamente ampliarsi in caso di dimissioni o crisi di Giunta in altre regioni. Il Governo punta a fissare un election day unico per tutte le aree interessate, cercando di armonizzare il processo elettorale.
Alcuni statuti regionali, però, consentono flessibilità nella scelta delle date, come nel caso della Campania, il cui statuto permette una finestra elettorale compresa tra il 20 ottobre 2025 e il 20 gennaio 2026, o della Valle d’Aosta, che, essendo a Statuto Speciale, gode di totale autonomia in queste decisioni.
Le elezioni nel passato
Guardando al passato, nel 2020 le elezioni si tennero il 20 e 21 settembre, causando addirittura lo slittamento dell’inizio dell’anno scolastico in alcune regioni. Analogamente, nel 2025, si prevede che le scuole chiuderanno da venerdì 19 a martedì 22 settembre, considerando che il weekend del 20 e 21 cade di sabato e domenica. Il ritorno in classe potrebbe quindi avvenire mercoledì 24 settembre, salvo specifiche decisioni regionali.
Le giornate di chiusura legate alle elezioni si aggiungeranno ai ponti e alle festività già calendarizzate a livello nazionale e regionale aumentando il numero di giorni di chiusura degli istituti.
Un anno scolastico condizionato dalle urne
Le elezioni 2025 rappresentano un momento cruciale per le regioni coinvolte, ma avranno inevitabili ripercussioni sull’organizzazione scolastica. La necessità di utilizzare le scuole come seggi comporterà slittamenti dell’inizio delle lezioni o interruzioni temporanee, con conseguente riprogrammazione del calendario.
Questa situazione, unita alle festività ordinarie e ai ponti, sottolinea l’importanza di una pianificazione accurata per garantire la continuità didattica, senza compromettere il numero minimo di giorni scolastici previsti dalla legge. Le decisioni finali saranno comunque prese dalle autorità locali, nel rispetto delle esigenze educative e logistiche.