Tutti conosciamo, per esperienza diretta o indiretta, il progetto Erasmus. Si tratta di un programma di mobilità e cooperazione dell’Unione Europea (UE) che promuove la collaborazione tra istituti di istruzione superiore in Europa. Il programma offre opportunità di scambio, studio e formazione sia agli studenti universitari che al personale accademico e amministrativo. E permette agli studenti universitari, in particolare, di trascorrere un periodo di studio in un altro paese europeo, ottenendo crediti accademici riconosciuti dalla propria università. Ne parliamo oggi perché, in base a quanto previsto dal testo finale della manovra, 3mila studenti il prossimo anno, e 7mila quello successivo, potranno usufruire di un contributo per la mobilità tra università, ma all’interno dell’Italia. Si tratta dell‘Erasmus italiano, vediamo in cosa consiste e cosa prevede.
Cos’è l’Erasmus italiano
Il progetto prevede l’assegnazione di 3 milioni di euro nel 2024, e di ulteriori 7 milioni nel 2025, in base ai quali l’Italia metterà a disposizione una serie di borse di studio – del valore di circa 1.000 euro ciascuna – destinate a circa 10.000 giovani universitari. Grazie a queste, gli studenti avranno l’opportunità di partecipare al rinomato progetto Erasmus, mantenendo il loro percorso di studi all’interno dei confini nazionali.
In proposito si è espressa Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della Ricerca, in occasione della Giornata Nazionale “Giovani e Memoria”. In merito al progetto ha dichiarato che, nonostante lo si conosca già in giro per l’Europa, il Governo vuole promuovere la circolazione degli studenti italiani nelle bellissime università del loro paese. Per questo è stato inserito nella legge di bilancio. Sempre in merito a questa nuova forma di Erasmus nazionale, ha sottolineato l’importanza della memoria, in quanto senza questa non vi è futuro. E quanto, in quest’ottica, per i giovani sia fondamentale “entrare in contatto con la tradizione”.
Erasmus italiano, come funziona
Agli studenti italiani sarà riservata una bella opportunità: quella di poter esplorare l’intero paese, da nord a sud, attraverso un’esperienza di studio interateneo. Gli interessati potranno scegliere un ateneo in una regione diversa da quella di provenienza per frequentare corsi specifici e approfondire argomenti di loro interesse che potrebbero non essere disponibili nella loro università di origine. Le prime università italiane ad aver gettato le basi per ciò che concerne questo nuovo programma di mobilità nazionale sono state quelle di Bergamo e Reggio Calabria.
Il regolamento delle classi di laurea consentirà agli studenti di costruire percorsi formativi altamente personalizzati, aprendo la strada al riconoscimento dei crediti ottenuti in altre università italiane. Questo riconoscimento si baserà su accordi tra gli atenei e si ispirerà al già in vigore programma europeo. Per attuarlo non sarà necessario alcun ulteriore intervento normativo. Sarà responsabilità delle università adeguare i propri regolamenti didattici entro il 30 novembre 2023.
Gli atenei dovranno quindi solo aderire e creare una rete, mettendo a disposizione corsi e stabilendo il riconoscimento dei crediti formativi. Le università stipuleranno accordi tra loro ampliando ove possibile l’offerta formativa in modo interdisciplinare. E’ plausibile che dopo tale fase di assestamento, il progetto sarà operativo in autunno, in modo da consentire agli studenti di partecipare a partire dal 2024.
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