Eskere: significato nel Trap e origini - StudentVille

Eskere: significato nel Trap e origini

Eskere: significato nel Trap e origini

Eskere

Domenica 7 aprile 2019 ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa in prima serata su Rai 1 c’è stata Bebe Vio. Nel corso della trasmissione il padrone di casa è stato involontariamente protagonista di una gaffe con la schermitrice italiana conosciuta per aver vinto la medaglia d’oro nel fioretto individuale alle Paralimpiadi 2017. Bebe Vio è disabile a causa di una meningite fulminante che le ha causato, a soli 11 anni, un’estesa infezione e relativa necrosi che ha portato all’amputazione dei suoi arti inferiori e superiori. Così quando il conduttore le ha chiesto se era a conoscenza del gesto Eskere, molto in voga tra i giovani, lei ha simpaticamente risposto: “Devo farmi la mano che lo fa, perché questa non la fa“. Ma di cosa si tratta?

Eskere: significato nel Trap e origini

Eskere: significato nel Trap

La parola eskere ha iniziato a diffondersi nel 2013 grazie alla musica trap. In particolare gli artisti che hanno usato maggiormente questo termine sono Lil Pump, Bello Figo e Dark Polo Gang. Piano piano la parola ha preso sempre più piede, anche con altre varianti come “esskeetit” o “esghere”, fino ad arrivare ad essere una delle parole più cercate su Google nel 2018. Bello Figo ha utilizzato questa parola nel brano del 2014 “Le mie Jordan”, mentre la Dark Polo Gang e Lil Pump ne hanno uso diverse volte nei loro testi. Ma quali sono le origini?

Eskere: origini

A Lil Pump è stata attribuita l’invenzione della parola (nonostante la diffusione vera e propria sia merito del gruppo), ma in realtà non è così, visto che il termine è stato sempre usato sempre dagli esponenti della trap americana. Il primo tra tutti sembra essere stato Famous Dex, che ha anche collaborato proprio con Lil Pump. Altri artisti che hanno contribuito a diffondere la parola sono stati Chief Keef, Lil Durk e Juicy J. Si tratta di un inglesismo della frase “Let’s get it” che tradotto significa facciamolo o prendiamolo (dipende dal contesto).

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