Femminicidi Sula e Campanella: le università e la prevenzione della violenza di genere

Femminicidi Sula e Campanella: le università e la prevenzione della violenza di genere

I recenti femminicidi di Sara Campanella e Ilaria Sula evidenziano l'urgenza di rafforzare i meccanismi di prevenzione della violenza di genere nelle università.
Femminicidi Sula e Campanella: le università e la prevenzione della violenza di genere

I recenti femminicidi di Sara Campanella e Ilaria Sula, entrambe studentesse universitarie di 22 anni, hanno riacceso i riflettori sul tema della violenza di genere negli atenei italiani. Questi tragici eventi evidenziano l’urgenza di rafforzare i meccanismi di prevenzione in ambito accademico, luoghi dove le giovani vittime stavano costruendo il proprio futuro.

La sottovalutazione del controllo nelle relazioni e la persistenza di stereotipi maschili tossici emergono come fattori determinanti, rendendo necessario un intervento educativo strutturato nelle università italiane.

La prevenzione nelle università

Nelle università italiane, i centri antiviolenza costituiscono un presidio essenziale contro la violenza di genere. Alla Sapienza, la psicologa Valeria Messina aiuta studentesse a riconoscere controllo e gelosia come segnali d’allarme.

L’Università Statale di Milano ha attivato un osservatorio sulla violenza contro le donne, nato su iniziativa degli studenti stessi. “Forniamo strumenti per essere consapevoli”, spiega Irene Pellizzone, delegata della Rettrice.

Il ruolo dei social media e degli stereotipi maschili

I social media rappresentano un’arma a doppio taglio nel contesto della violenza di genere. Da un lato facilitano la diffusione di messaggi positivi e di sensibilizzazione, dall’altro espongono maggiormente le giovani donne a forme di controllo costante.

“I social media hanno un enorme valore, però con quegli stessi social siamo maggiormente esposti alla condivisione e al controllo”, spiega la psicologa Messina, evidenziando come sia ormai normalizzato “dare per scontato che bisogna sapere dove è l’altro“.

La gelosia digitale, difficile da riconoscere come violenza, si manifesta attraverso il controllo ossessivo delle attività online, limitazione dei contatti e isolamento progressivo. Parallelamente, persiste il tabù dello stereotipo maschile che impedisce agli uomini di esprimere fragilità ed emozioni.

Come sottolinea Pellizzone: “Bisogna parlare dello stereotipo del maschio che non piange, è sempre duro, che non può accettare la sconfitta“. Questa impossibilità di manifestare vulnerabilità si trasforma in frustrazione che, non gestita, può sfociare in comportamenti violenti quando l’uomo si sente rifiutato o abbandonato.

Educazione e interventi tempestivi

La prevenzione della violenza di genere passa necessariamente attraverso un’educazione precoce e capillare. Gli esperti sottolineano l’importanza di non sottovalutare segnali come controllo e gelosia eccessiva, incoraggiando le giovani a rivolgersi tempestivamente ai centri antiviolenza universitari.

Servono maggiori investimenti nella formazione degli operatori e nell’educazione scolastica continuativa, superando interventi sporadici. Solo una “staffetta generazionale” di consapevolezza potrà spezzare il ciclo della violenza.

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti