La decisione della Cassazione segna una sentenza storica: stop al mantenimento per i figli che non si impegnano negli studi universitari.
La Corte di Cassazione ha finalmente messo un punto fermo sull’obbligo di mantenimento universitario dei figli maggiorenni. Con la sentenza n. 31564/2024, i giudici hanno infatti stabilito che il genitore non è tenuto a continuare a pagare le tasse universitarie per un figlio ultratrentenne, iscritto all’università da anni senza aver mai portato a casa alcun progresso accademico significativo. Nel caso specifico, il giovane, iscritto a un corso triennale di giurisprudenza dal 2009, non aveva completato il percorso di studi ed era fermo da sette anni nonostante il padre avesse sempre provveduto al mantenimento, incluso il pagamento delle tasse universitarie fino al 2017.
La decisione si basa sul principio che, al raggiungimento di una fase pienamente adulta, i figli devono dimostrare impegno e iniziativa per raggiungere l’autosufficienza economica. La mancanza di risultati accademici è stata definita dai giudici come un’inerzia colpevole. Ovviamente il figlio in questione non è riuscito a portare in aula motivazioni valide o difficoltà oggettive documentate per giustificare l’enorme ritardo negli studi.
Le motivazioni della sentenza
Secondo la Suprema Corte, il mantenimento non può avere una durata illimitata e deve essere giustificato da un impegno concreto verso il conseguimento degli obiettivi di studio e lavoro. La dipendenza economica è legittima solo in presenza di difficoltà oggettive, come problemi di salute o ostacoli documentati nella ricerca di un impiego.
I giudici hanno messo in evidenza che nonostante il padre avesse continuato a versare un mantenimento ordinario di 600 euro mensili, il figlio non aveva dato esami dal 2017 dimostrando una totale mancanza di iniziativa verso la laurea o altre forme di autosufficienza economica. Oltre a questo mantenimento, il genitore aveva sostenuto molte altre spese, incluse quelle per le tasse universitarie, per anni.
La Corte ha chiarito che gli ostacoli personali al raggiungimento dell’indipendenza economica devono essere provati e specifici, non basati su generiche difficoltà o accuse. Nel caso in esame, il giovane e la madre avevano cercato di attribuire la responsabilità del fallimento accademico ai presunti comportamenti punitivi del padre, ma questa tesi non è stata accolta poiché non supportata da evidenze concrete.
Una sentenza che fa discutere
Questa decisione rappresenta un segnale importante per casi analoghi, sottolineando la necessità di insegnare ai figli ad assumersi le proprie responsabilità e a impegnarsi nel percorso formativo o lavorativo. Il mancato pagamento delle tasse universitarie da parte del padre, iniziato solo dopo il settimo anno fuori corso, è stato ritenuto giustificato, poiché lo stato di inattività del figlio e la mancanza di qualsiasi risultato rendeva ingiustificabile la prosecuzione del sostegno economico.
Questa vicenda sottolinea l’importanza di un equilibrio tra il diritto dei figli all’istruzione e l’obbligo dei genitori di supportarli, che non può trasformarsi in un sostegno indefinito a fronte di mancanza di impegno e risultati concreti.