Gandhi: l’uomo della non violenza
La nonviolenza, dal sanscrito ahimṣā “non violenza”, “assenza del desiderio di nuocere o uccidere” è un metodo di lotta politica che consiste nel rifiuto di ogni atto di violenza, in primo luogo contro i rappresentanti e i sostenitori del potere cui ci si oppone, ma anche disobbedendo a determinati ordini militari, come l’obiezione di coscienza, o altre norme e codici, articolando la propria azione in forme di disobbedienza, boicottaggio e non collaborazione. Il primo che parlò del concetto della non violenza e che quindi istituì questo tipo di politica fu il grande Mahatma Gandhi, a cui il mondo intero deve la filosofia, concetti e ideali sul come sconfiggere la guerra, l’astio e il sacrificio. Elementi che devono essere sostituiti dalla tolleranza, dalla responsabilità, dall’altruismo, insomma dalla non violenza.
Gandhi, la biografia
Abbiamo detto che a questo piccolo grande uomo il mondo intero deve l’istituzione della più grande filosofia pacifica conosciuta al mondo, ma cerchiamo ora di conoscere più da vicino questo piccolo indiano che combatté con tutto se stesso tutto il mondo violento abbattendo così grandi muri costruiti da astio, violenza, armi e sangue. Mohandas Karamchand Gandhi comunemente noto come Mahatma nasce a Porbandar il 2 ottobre 1869 ed è stato un politico, filosofo e avvocato indiano. Gandhi è stato uno dei pionieri e dei teorici del satyagraha, la resistenza all’oppressione tramite la disobbedienza civile di massa che ha portato l’India all’indipendenza. Il satyagraha è fondato sulla satya, ovvero verità, e sull’ahimsa, cioè nonviolenza. Con le sue azioni Gandhi ha ispirato movimenti di difesa dei diritti civili e personalità quali Martin Luther King, Nelson Mandela e Aung San Suu Kyi. In India, Gandhi è stato riconosciuto come Padre della nazione e il giorno della sua nascita, 2 ottobre, è un giorno festivo. Questa data è stata anche dichiarata “Giornata internazionale della non violenza” dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, per riconoscere a Gandhi tutte le battaglie combattute per gli ideali e i concetti trasmessi dalla sua filosofia. Nei primi anni di scuola, Gandhi si dimostra uno studente nella media, molto timido ed impacciato, avido lettore e poco propenso alle attività fisiche. Nel 1882, all’età di 13 anni, Gandhi si sposa, con un matrimonio combinato secondo la tradizione indù, con Kastürbā Gāndhi, anch’ella di soli 13 anni, figlia del ricco uomo d’affari Gokuladas Makharji, di Porbandar. Gandhi in seguito condannerà più volte “la crudele usanza dei matrimoni infantili”. Il primo figlio della coppia morì dopo pochi giorni, in seguito ne ebbero altri quattro, tutti maschi. Si trasferisce vicino il fratello e svolge assieme a lui il ruolo e il lavoro di avvocato, ma questo non convince il giovane ragazzo che poco dopo inizia in modo autonomo il suo percorso che lo renderà noto al mondo intero. Leader degli indiani in Sudafrica, contribuisce a fondare nel 1903 il giornale Indian opinion. L’anno successivo legge con grande interesse i libri sacri dell’induismo, e un saggio che lo convince a operare profondi cambiamenti: Fino all’ultimo di John Ruskin. Acquista 100 acri a Phoenix, presso Durban, dove si stamperà il giornale e dove risiederanno la sua famiglia e i suoi collaboratori. Qui, tutti i membri della comunità, compresi i redattori di Indian opinion, partecipano ai lavori agricoli e sono retribuiti con lo stesso salario indipendentemente dalla nazionalità o dal colore della pelle. La fattoria di Phoenix è il primo modello di ashram in cui si pratica, in un regime di vita monastico, la povertà volontaria, il lavoro manuale e la preghiera. Nel maggio 1915 fonda un âshram nella periferia di Ahmedabad vicino al fiume Sabarmati, con i membri della comunità di Phoenix e altri amici. Questa viene chiamata Satyagraha Ashram. Qui alloggiano 25 uomini e donne che hanno fatto il voto di verità, di celibato, d’ahimsa, di povertà e di servire il popolo indiano. Nel 1918 partecipa alla Conferenza di Delhi per il reclutamento di truppe indiane e appoggia la proposta per aiutare i britannici nello sforzo bellico. Il suo ragionamento, rifiutato da molti, è che se si desidera la cittadinanza, la libertà e la pace nell’Impero, bisogna anche partecipare alla sua difesa. I primi grandi successi di Gandhi si realizzano nel biennio del 1917-1918 e si riferiscono all’abolizione dell’immigrazione indiana a termine verso il Sud Africa e alla campagna di satyagraha nel Champaran e nel Kheda. Contemporaneamente, Gandhi apprende che i contadini del Kheda non ce la fanno a pagare le imposte a causa di una grave carestia. Gandhi organizza i contadini, li istruisce sul satyagraha e promuove il loro sciopero che dura fino a quando si giunge a un accordo, dopo 21 giorni. Questo sarà un vero e proprio “trampolino di lancio” per Gandhi, che da questo momento in poi viene battezzato dal popolo Bapu e la sua fama si estende a tutta l’India. Non solo dal punto politico, ma durante la sua vita dovette affrontare situazioni non del tutto facili, come il famoso e memorabile massacro di Amritsar nel Punjab, durante il quale le truppe britanniche guidate dal generale Edward H. Dyer massacrano centinaia di civili e ne feriscono a migliaia: i rapporti ufficiali parlano di 389 morti e 1.000 feriti, mentre altre fonti parlano di oltre 1.000 morti. Il massacro genera un trauma in tutta la nazione accrescendo la collera della popolazione. Questo genera diversi atti di violenza a seguito dei quali Gandhi, facendo autocritica, sospende la campagna satyagraha. Si riprende e ritorna sul campo d’azione più forte di prima, infatti nel 1919 entra ufficialmente in politica risiedendo nel partito del Congresso Nazionale Indiano, l’organizzazione dell’élite politica moderata indiana con la quale si batterà per ottenere l’indipendenza del suo paese. L’obiettivo che Gandhi si prefigge per il movimento anticoloniale è la Swaraj, ovvero un’indipendenza completa: individuale, spirituale e politica.
Gandhi, obiettivi politici
Gli obiettivi politici del grande Gandhi erano vari, fra i quali forse fra i più importanti l’indipendenza dell’India; egli affermava che per questo c’era bisogno di grandi sacrifici e unione fra tutti i cittadini del paese, per far diventare l’India individuale, indipendente dal punto di vista politico e spirituale. Secondo Gandhi tale obiettivo può essere raggiunto solamente attraverso una strategia che pone limiti precisi alla lotta, basandosi esclusivamente sul concetto di satyagraha. Questa nuova linea emargina le correnti radicali del partito del congresso, alcune delle quali proponevano il ricorso ad azioni terroristiche. Nel 1920 Gandhi prende le difese del Califfato musulmano e riesce a creare un’alleanza tra il partito del Congresso Nazionale Indiano (a maggioranza indù) e il Movimento Khalifat (musulmano). Per Gandhi l’Impero Ottomano doveva sopravvivere come strumento di ostacolo all’egemonia britannica. Insieme con il movimento pro Califfato, promuove una campagna di non cooperazione con gli inglesi. In poco tempo Gandhi diventa il leader del movimento anticoloniale indiano, e nel 1921 diventa il presidente del Partito del Congresso Indiano. Sotto la sua direzione viene approvata una nuova costituzione nella quale si menziona la Swaraj come scopo da raggiungere. Lui stesso, in una delle sue più celebri citazioni affermò: “Un paese rimane in povertà, materiale e spirituale, se non sviluppa il suo artigianato e le sue industrie e vive una vita da parassita importando manufatti dall’estero”; infatti si batté molto per l’artigianato interno e nazionale. Se da una parte sprona al boicottaggio delle merci tessili straniere Gandhi chiede a tutti gli indiani, sia poveri sia ricchi (in un ideale di uguaglianza), di vestire il khadi, vestito filato a mano con l’arcolaio a ruota (il charka) per boicottare le stoffe inglesi. Gandhi propone la produzione casalinga del khadi come soluzione alla povertà dovuta alla disoccupazione invernale dei contadini indiani.
Gandhi: citazioni sul concetto della non violenza
Una delle sue tante battaglie, ma soprattutto la più importante, conosciuta al mondo intero come “non violenza” portò più volte ad essere un candidato provetto per il premio Nobel per la pace. Sarebbe molto riduttivo descrivere e raccontare la filosofia della non violenza e soprattutto cosa questo piccolo uomo voleva comunicare, piccolo uomo scarnificato dai digiuni, avvolto in una stola bianca a tratti rossi, con occhiali tondi, testa buffa e orecchie grandi a fuor di misura. Egli riuscì da solo, con i suoi ideali, contro tutto e tutti mettere in ginocchio il grande Impero Inglese dell’epoca. Eppure il suo fisico tutto poteva trasmettere tranne eroicità, “armato” solo di forte grande intelligenza e altrettanta fede. Proprio per questo riporteremo delle citazioni che ancora oggi sono ricordate dall’intero universo e utilizzate per diffondere gli ideali della pace e della non violenza, citazioni che vi faranno capire ancor di più la sua filosofia e il centro dei suoi ideali.
- “Il genere umano può liberarsi della violenza soltanto ricorrendo alla non-violenza. L’odio può essere sconfitto soltanto con l’amore. Rispondendo all’odio con l’odio non si fa altro che accrescere la grandezza e la profondità dell’odio stesso.”
- “Se potessimo cancellare l’«Io» e il «Mio» dalla religione, dalla politica, dall’economia ecc., saremmo presto liberi e porteremmo il cielo in terra.”
- “ Ci sono persone nel mondo così affamate, che Dio non può apparire loro se non in forma di pane.”
- “Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre.”
- “Non voglio che la mia casa sia circondata da mura e che le mie finestre siamo sigillate. Voglio che le culture di tutti i paesi possano soffiare per la mia casa con la massima libertà. Ma mi rifiuto di essere cacciato via da chiunque.”
- “Prendi un sorriso, regalalo a chi non l’ha mai avuto.
- Prendi un raggio di sole, fallo volare là dove regna la notte.
- Scopri una sorgente, fa’ bagnare chi vive nel fango.
- Prendi una lacrima, passala sul volto di chi non ha mai pianto.
- Prendi il coraggio mettilo nell’animo di chi non sa lottare.
- Scopri la vita, raccontala a chi non sa capirla.
- Prendi la speranza e vivi nella sua luce.
- Prendi la bontà e donala a chi non sa donare.
- Scopri l’amore e fallo conoscere al mondo”
- “Un uomo può uccidere un fiore, due fiori, tre… Ma non può contenere la primavera.”
- “La non-violenza è il primo articolo della mia fede: anche l’ultimo articolo del mio credo.”
Gandhi: la morte
Il 30 gennaio 1948, presso la Birla House, a Nuova Delhi, mentre si recava nel giardino per la consueta preghiera ecumenica delle ore 17:00, accompagnato dalle sue due pronipoti Abha e Manu, Gandhi viene assassinato con tre colpi di pistola da Nathuram Godse. Ma se è vero che le persone non muoiono mai rimanendo vive nel ricordo di chi resta, Gandhi rimarrà per sempre immortale, nella storia della sua amata India, nella storia del mondo, nella storia dell’umanità!