Gender Gap nelle lauree scientifiche: le donne sono eccellenti all’università, ma guadagnano meno nel mondo del lavoro - Studentville

Gender Gap nelle lauree scientifiche: le donne sono eccellenti all’università, ma guadagnano meno nel mondo del lavoro

Gender Gap nelle lauree scientifiche: le donne sono eccellenti all’università, ma guadagnano meno nel mondo del lavoro

Nonostante i risultati accademici brillanti, le laureate italiane in ambito STEM continuano a guadagnare meno degli uomini, trovandosi in netto svantaggio anche nelle professioni ereditate.

In Italia, il gap di genere nelle discipline scientifiche e tecnologiche è ancora un tema caldo. Nonostante le numerose campagne per incentivare le ragazze a iscriversi ai corsi STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), secondo i dati forniti dall’Anvur, l’agenzia nazionale che si occupa della valutazione del sistema universitario, il numero di iscritte rimane inferiore al 40% del totale.

Forse dipende anche dalle difficoltà che incontreranno dopo la laurea: l’ultimo Focus di AlmaLaurea, dedicato al gender gap, ha evidenziato che il divario retributivo resta una costante trasversale per questi settori. A cinque anni dalla fine degli studi, le donne con lauree STEM si trovano a guadagnare, in media, circa 1.720 euro al mese, una cifra sensibilmente inferiore ai 1.984 euro mensili percepiti dagli uomini. Questa differenza diventa ancora più evidente nelle specializzazioni con prospettive di guadagno particolarmente alte, come Informatica, dove una donna arriva a guadagnare circa 300 euro in meno al mese rispetto a un collega uomo (1.793 euro contro 2.085). Eppure, le donne che si laureano in queste discipline ottengono voti mediamente più alti dei loro colleghi uomini, laureandosi spesso in tempi più rapidi e con una preparazione migliore.

Una diseguaglianza radicata: dalle scuole alle professioni

L’inferiorità salariale delle donne si fonda su una serie di pregiudizi di genere che sembrano radicati già nei primi anni di scuola. Le ragazze, infatti, ottengono risultati migliori dei ragazzi fin dalle scuole superiori, dove il tasso di bocciatura femminile si attesta attorno al 5%, mentre quello maschile è quasi il doppio; inoltre, le ragazze ottengono voti superiori alla maturità e acquisiscono più certificazioni linguistiche, partecipano a viaggi e attività di volontariato e, in generale, dimostrano maggiore indipendenza.

Nonostante questi indicatori positivi, le donne tendono ancora a essere ancora penalizzate nel mondo del lavoro, perfino nelle cosiddette professioni ereditate, come quelle di avvocato, notaio o medico. Secondo i dati AlmaLaurea, solo il 33,9% delle donne segue le orme familiari in queste carriere, contro il 45,4% degli uomini.

Se si osservano i dati nel loro insieme, emerge che il 60% dei laureati in Italia è donna, un indicatore di come le giovani donne abbiano una grande determinazione nel raggiungere i propri obiettivi accademici. Il divario retributivo però non rappresenta un incentivo, ma una barriera culturale che incide ancora fortemente sulla carriera e sulle possibilità di crescita economica.

Il ruolo della cultura e della famiglia: una sfida ancora aperta

Questa autoesclusione femminile dalle discipline scientifiche e tecniche è spesso alimentata da condizionamenti culturali e familiari, che orientano ancora le scelte di molte ragazze verso percorsi più tradizionali, come quello dell’insegnamento. In Matematica, unico ambito in cui uomini e donne raggiungono un equilibrio numerico, è storicamente alta la presenza femminile proprio perché la carriera dell’insegnamento è considerata più adatta alle donne.

Disuguaglianza salariale e necessità di interventi strutturali

Nonostante la consapevolezza di dover colmare il gender gap nelle STEM, l’Italia resta uno dei Paesi europei con la più alta disuguaglianza salariale tra uomini e donne, anche tra i laureati. Il fenomeno non si limita alle lauree STEM, ma qui è amplificato dal fatto che le donne sono sottorappresentate proprio nei corsi che offrono le migliori prospettive di guadagno. Ad esempio, in Ingegneria industriale le donne laureate sono ancora solo un quarto del totale, e in Informatica il numero è addirittura diminuito negli ultimi anni, passando dal 15% al 14%.

Questa situazione richiede interventi mirati e investimenti in campagne che incoraggino un numero sempre maggiore di ragazze a scegliere percorsi formativi scientifici e tecnici. È essenziale che il mondo del lavoro, e non solo quello accademico, diventi un terreno di opportunità paritarie: interventi strutturali, incentivi economici per le aziende e un cambiamento culturale sono i passi necessari affinché i risultati accademici delle donne trovino finalmente il giusto riconoscimento anche sul piano professionale.

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