Il fenomeno dell’emigrazione giovanile dall’Italia continua a mostrare numeri preoccupanti. Secondo il recente report Istat, nel decennio 2013-2022 si è registrato un costante aumento di giovani italiani che hanno trasferito la propria residenza all’estero, con un numero di rientri significativamente inferiore.
La cosiddetta “fuga dei cervelli” si intensifica, con una percentuale consistente di laureati che decide di abbandonare il Paese. Questa tendenza demografica sta progressivamente trasformando l’Italia in un Paese sempre più anziano e meno attrattivo per i giovani talenti, con ripercussioni economiche e sociali che meritano un’attenta analisi.
Saldo migratorio negativo
I dati Istat degli ultimi dieci anni dipingono un quadro allarmante: oltre 1 milione di cittadini italiani hanno lasciato il paese. Un terzo di questi espatriati (352mila persone) appartiene alla fascia d’età compresa tra i 25 e i 34 anni. Particolarmente significativo è il dato sui laureati: ben 132mila giovani con titolo universitario hanno abbandonato l’Italia, rappresentando il 37,7% del totale dei giovani espatriati.
Lo studio dell’economista Luca Paolazzi conferma questa tendenza, rivelando che solo il 29,2% dei laureati italiani rimane nel paese, mentre il 43,1% sceglie di lavorare all’estero. Il flusso di rientro è nettamente inferiore: dei giovani under 35 emigrati, meno della metà (circa 104mila) è tornata in Italia, di cui solo 45mila laureati.
Come sottolineato da Francesco Maria Chelli, presidente dell’Istat, durante un’audizione parlamentare: “La differenza tra i rimpatri e gli espatri dei giovani laureati è costantemente negativa e restituisce una perdita complessiva per l’intero periodo di oltre 87mila giovani laureati”. Un dato che si aggrava ulteriormente considerando che nel solo 2022 il saldo negativo ha registrato 12mila professionisti in meno, evidenziando un’emorragia di talenti che impoverisce progressivamente il capitale umano e intellettuale del paese.
Principali destinazioni
Dove si dirigono i giovani italiani che lasciano il Paese? Nel 2022, i laureati emigrati hanno scelto principalmente Germania (3.000) e Regno Unito (2.600). Nel 2024, i flussi migratori (156mila italiani, +36,5% rispetto al 2023) confermano queste tendenze: Germania (12,8%), Spagna (12,1%) e Regno Unito (11,9%). Seguono Svizzera, Francia, Stati Uniti e altri.
Interessante la disparità territoriale: il Nord mostra maggiore propensione all’espatrio (3,7‰) rispetto al Mezzogiorno (2,9‰).
Approfondimenti e riflessioni
Il fenomeno migratorio giovanile determina conseguenze preoccupanti sul sistema accademico e produttivo italiano. La perdita netta di 87mila giovani laureati nell’ultimo decennio rappresenta un impoverimento del capitale umano difficilmente recuperabile, compromettendo l’innovazione e la competitività del paese.