Gli studenti in piazza contro il ddl Sicurezza: "Attacco all'autonomia universitaria" - Studentville

Gli studenti in piazza contro il ddl Sicurezza: "Attacco all'autonomia universitaria"

Gli studenti in piazza contro il ddl Sicurezza:

La norma preoccupa studenti e docenti e il 17 gennaio ci sarà una manifestazione a Roma. Critiche anche al ruolo dei servizi segreti nelle università.

Il decreto sicurezza proposto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha sollevato un acceso dibattito all’interno del mondo accademico italiano. La contestazione principale riguarda l’articolo 31 del ddl che prevede l’obbligo per le pubbliche amministrazioni e i soggetti erogatori di servizi pubblici, comprese le università, di collaborare con i servizi segreti per la tutela della sicurezza nazionale. Inoltre, la norma consente di stipulare convenzioni con il Dis, l’Aise e l’Aisi, permettendo la comunicazione di informazioni anche in deroga alle normative sulla riservatezza.

La possibilità che gli atenei italiani debbano segnalare risultati di ricerche o schedare docenti e studenti “irrequieti” ha fatto scattare un campanello d’allarme tra i giovani e gli accademici. L’Unione degli Studenti (Uds) ha deciso di mobilitarsi e ha convocato una manifestazione a Roma il 17 gennaio per difendere quella che definisce una “libertà accademica sotto attacco”.

Le preoccupazioni arrivano anche da diversi esponenti politici. Il capogruppo M5S in commissione cultura al Senato Luca Pirondini ha definito la norma “un attacco diretto e inaccettabile all’autonomia universitaria”; simile il giudizio del senatore Pd Francesco Verducci, che ha parlato di un intervento “anticostituzionale” e lesivo del sapere e della ricerca.

Il mondo accademico contro il rischio di controllo

Le associazioni accademiche hanno già espresso la loro contrarietà. Il Comitato per la Libertà Accademica della SeSaMO ha sottolineato come l’obbligo di collaborazione con i servizi segreti potrebbe compromettere l’indipendenza delle università, mentre l’Aisa ha criticato la sorveglianza attiva che si andrebbe a instaurare. La segretaria della Flc Cgil, Gianna Fracassi, ha descritto l’articolo 31 come l’istituzione di uno “scenario da Grande Fratello”, con un rischio concreto di schedatura di studenti e docenti.

Le rassicurazioni faticano a convincere il mondo accademico. Antonio Zoccoli, presidente dei ricercatori, ha cercato di smorzare le polemiche, sottolineando che l’intenzione della norma è migliorare la sicurezza della ricerca in Italia, soprattutto nei settori tecnologici sensibili, senza limitare la libertà accademica: “Viviamo in un mondo diviso e pieno di conflitti, serve maggiore attenzione sui rischi legati alla condivisione dei dati” e ha annunciato che saranno presto disponibili Linee guida sulla sicurezza nella ricerca per aiutare i ricercatori a gestire i rischi.

Una mobilitazione ampia e trasversale

La manifestazione del 17 gennaio rappresenta solo il primo passo di una mobilitazione che si preannuncia ben più ampia. Gli studenti non sono soli: la loro protesta è sostenuta da associazioni accademiche, sindacati e forze politiche di opposizione: il ddl Sicurezza, pur non ancora approvato, sta già mostrando il suo potenziale divisivo.

Nel frattempo, l’attenzione resta alta anche su altri fronti legati al decreto. Tra le questioni discusse, vi è la richiesta di una trentina di rettori di un incremento delle indennità: un tema che sarà valutato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef).

La battaglia per l’autonomia universitaria, però, sembra destinata a essere il vero banco di prova per il ddl Sicurezza, che rischia di modificare radicalmente il rapporto tra istituzioni accademiche e Stato. Per il momento, studenti e accademici sono pronti a far sentire la loro voce, ribadendo che la ricerca e il sapere non possono essere subordinati a logiche di controllo.

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