13 Reasons Why: la nuova imperdibile serie tv Netflix sul bullismo - Studentville
13 Reasons Why: la nuova imperdibile serie tv Netflix sul bullismo

13 Reasons Why: la nuova imperdibile serie tv Netflix sul bullismo

Rilasciata da Netflix il 31 marzo, 13 Reasons Why ha fatto impazzire il pubblico, tanto da essere il propulsore per una petizione molto importante

13 Reasons Why: la nuova serie tv di Netflix

Segnalata tra le serie in uscita su Netflix nel mese di marzo, Tredici, 13 reasons why nella versione originale, è una delle serie tv più amate dai ragazzi degli ultimi anni. Creata da Brian Yorkey, prodotta tra gli altri da Selena Gomez e adattata dall’omonimo romanzo del 2007 di Jay Asher, 13 racconta la storia del suicidio di Hannah Baker (Katherine Langford) che, prima di togliersi la vita, ha inciso su 7 musicassette (vintage alert!) i 13 motivi per cui ha deciso di porre fine alla sua esistenza; il mezzo attraverso cui conosciamo la storia della studentessa è il suo compagno di scuola Clay Jensen (Dylan Minnette) che trova il pacco contenente le musicassette davanti la porta, senza sapere da chi l’ha ricevuto; e…

13 Reasons Why: la petizione

La serie affronta il tema del bullismo, da un nuovo inedito punto di vista e proprio per questo esiste una petizione sul web affinché Tredici venga proiettato nelle scuole. Alvise Canale, ragazzo italiano, ha lanciato il suo grido su Change.org nel quale chiede che il cult venga trasmesso in tutte le scuole superiori per sensibilizzare l’intero corpo studentesco ma anche i docenti sul tema del bullismo.

13 Reasons Why: l’appello

Sul sito si legge: “Con questa petizione chiedo che venga resa obbligatoria, nella sua interezza o in versione ridotta, la serie tv Tredici, in lingua originale 13 reasons why. […] Perché solitudine, bullismo, violenza e depressione sono reali, sono maledettamente reali. Le persone sottovalutano gli effetti prodotti dalle loro parole, dai loro gesti, dalle loro toccatine innocenti. Sottovalutano gli sguardi fra i banchi, i mormorii, gli scatti rubati. Magari lo fanno senza neppure un briciolo di cattiveria, ma anche senza consapevolezza. Perché non sanno cosa si prova a stare dall’altra parte. Non conoscono il dolore di essere schermiti e non schermitori; non conoscono i brividi e il terrore del tocco di un estraneo sul tuo corpo; di una diceria che si diffonde; di uno stupro”.

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