CARNEVALE: ORIGINI E SIGNIFICATO DELLA FESTA
Tra pochissimo arriverà il periodo di spasso e di baldoria del Carnevale che, come saprete, è tradizionalmente il periodo che precede la Quaresima cristiana in cui si scatena con feste, maschere, sfilate di carri allegorici, dolci e danze. Quello che forse non sapete è perchè si festeggia il Carnevale; ve lo siete mai chiesto? Quanto è cambiata questa festa dalle sue origini pagane ora che siamo lontani dal Medioevo e dalle rigide ristrettezze che imponeva l’attesa della Pasqua?
Andiamo con ordine e, prima di capire di preciso come funziona questa festa in Italia, capiamo insieme quali sono le date del Carnevale 2020.
L’inizio del Carnevale varia da paese a paese, ma generalmente viene festeggiato nelle due settimane che precedono il mercoledì delle Ceneri.
Quest’anno il Carnevale inizierà il 20 febbraio, giorno di Giovedì Grasso, e termineranno il 25 febbraio, Martedì Grasso, che precede il mercoledì delle Ceneri, primo giorno di Quaresima. Quali sono l’origine e il significato di questa festa? Se vi incuriosisce saperlo, continuate a leggere il nostro articolo: scopriremo tutto sul Carnevale, dalla sua nascita al perché si festeggia con maschere e travestimenti!
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SIGNIFICATO DEL CARNEVALE: IL NOME E LE ORIGINI
Non si conosce con esattezza l’origine del nome Carnevale: qualcuno crede che derivi dal latino car navalis, il rito della nave sacra portata in processione su un carro; ma la tesi più accreditata è la derivazione dalla locuzione latina carnem levare , “togliere la carne”, o carne vale, tradotto come “carne, addio”, un’allusione che richiama i digiuni quaresimali. È comunque una festa di origini antiche: in passato, questa fe sta si ricollegava ai riti della fecondità della terra, che doveva svegliarsi dopo il sonno invernale e anche in antico, come oggi, questa ricorrenza era legata indissolubilmente all’allegria, al riso, che allontanava il male, il lutto e la morte attraverso danze, burle, scherzi.
Un mito molto importante dell’ antica Grecia ci ricorda infatti l’importanza del ridere: Demetra, la dea che aveva perso la figlia Core, passò molto tempo senza più ridere, con il cuore colmo di tristezza, e per questo il mondo rischiò di scomparire, poiché non nascevano più fiori, né piante, né animali, né umani. Un giorno però una servetta la fece ridere facendo un gesto volgare: tutto rifiorì e la vita ritornò. Questo mito spiega bene l’importanza della risata, che nell’antichità aveva un ruolo vitale: al riso, infatti, si attribuiva il potere di sconfiggere la morte e il lutto, e già tradizioni antichissime lo collegano alla fertilità della natura e degli uomini e di conseguenza alla festa del Carnevale.
CARNEVALE: LE ORIGINI PAGANE E CRISTIANE
L’origine della festa così come la conosciamo, ma con le dovute differenze, può essere rintracciata tra i rituali romani: infatti febbraio, dedicato al dio Februus, era il mese delle purificazioni e di passaggio dall’inverno alla primavera, ma anche un tramite verso l’aldilà e proprio per questo bisognava purificare la città e celebrare i riti funebri per i Mani, divinità del mondo sotterraneo. Alle cerimonie di purificazione e di commemorazione si intrecciavano riti di fecondazione, come nei Lupercali, feste antichissime in onore di Marte e del dio Fauno.
È però nel periodo medievale che ritroviamo molti aspetti della festa attuale, all’insegna del motto “a Carnevale ogni scherzo vale”; infatti, il Carnevale medievale era caratterizzato da divertimento esagerato, grandi mangiate e scherzi: il re del Carnevale garantiva l’allegria pazza e la sospensione temporanea delle leggi, delle regole e della morale secondo la regola del “semel in anno licet insanire”, una volta l’anno si può essere folli! E come non citare i famosi scherzi da prete che nascono proprio in questo periodo: il prete organizzava una serie di burle, scherzi, barzellette e pantomime per far ridere i fedeli. Tutte queste usanze allegre e un po’ matte avevano comunque uno scopo: rallegrare tutti in previsione del lungo periodo della Quaresima. Anche nel Medioevo non mancavano riti di fertilità per santificare il ritorno della primavera. Nel Rinascimento il Carnevale ebbe molto successo: i carri carnevaleschi esibivano la grandezza dei signori e permettevano al popolo sfrenati baccanali: “Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto sia, del doman non c’è certezza”, cantava Lorenzo il Magnifico durante i grandi carnevali di Firenze.
Il significato del Carnevale è da ricercare proprio in questi riti, dove grazie alle maschere e ai costumi si annullavano le differenze tra le classi sociali, e ciascuno era libero di unirsi a questo rito propiziatorio per auspicare l’abbondanza del raccolto in primavera e per rendere meno pesanti i giorni di penitenza.
PERCHÈ SI FESTEGGIA CARNEVALE: IL SIGNIFICATO DEL GIOVEDÌ GRASSO
Il Giovedì grasso, ovvero il giovedì della settimana che precede il Martedì grasso, era un giorno licenzioso e “abbondante”. Vogliamo riportarvi una delle versioni più interessanti che riguardano il Giovedì di Carnevale e per farlo ci spostiamo a Venezia. Il Giovedì Grasso era il giorno della festa presso Piazza San Marco, un giorno molto importante perché si festeggiava la vittoria della Serenissima Repubblica contro il patriarca Ulrico. Inizialmente, per ricordare la vittoria, ogni Giovedì Grasso venivano invitati tutti i fabbri, assistiti dai macellai della città, per mozzare delle teste ai tori, un forte richiamo simbolico che significava togliere di mezzo gli ostacoli. Questi rituali si attenuarono con il tempo e divennero più pacati: oggi si prediligono i giochi acrobatici, derivati dalle imprese dei funamboli alle prese con il “volo del Turco” dove l’artista saliva con un bilanciere in mano, sulla fune legata ad una barca in mezzo al bacino di San Marco, risalendo fino alla cella del campanile di San Marco. Da qui nasce la tradizione, ogni anno rispettata, del lancio dell’angelo che dal campanile di Piazza San Marco “vola” sulle teste degli incantati veneziani.
SIGNIFICATO DEL CARNEVALE: MARTEDÌ GRASSO
Non possiamo certo non accennare al Martedì Grasso, che è il giorno di chiusura dei festeggiamenti carnevaleschi e rappresenta la fine della settimana dei sette giorni grassi. Viene chiamato così perché durante le feste che si consumavano cibi grassi. Secondo la storia del Carnevale, con l’avvicinarsi della fine del periodo di settuagesima, la Chiesa raccomandava che il giorno dopo il martedì grasso, cioè il Mercoledì delle Ceneri, venisse rispettato il digiuno e l’astinenza previsti per l’inizio della Quaresima. Infatti. In questo ultimo giorno di Carnevale si potevano gustare i tipici dolci e festeggiare prima del lungo periodo di preghiera: per quaranta giorni non era concesso alcun divertimento e bisognava rispettare una lunga astinenza dalle carni con prolungati digiuni. Oggi, i programmi dei più famosi Carnevali d’Italia riservano al Martedì grasso un rilievo particolare, concentrando in questa giornata l’apice dei festeggiamenti.
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