Clubhouse: le ultime da Pechino
Il successo planetario della nuova applicazione, Clubhouse, sta facendo molto discutere. Di cosa stiamo parlando? Si tratta del nuovo social network organizzato in stanze/chat nelle quali gli utenti possono scambiarsi messaggi vocali su argomenti diversi. Vi si possono anche solo ascoltare quelli altrui, come se si fosse in una sorta di club. Non tutto il mondo, però, ha accolto bene l’arrivo di questa nuova applicazione; da Pechino giungono notizie poco rincuoranti che parlano di una vera e proprio censura in tutta la Cina.
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Clubhouse: la censura da Pechino
La piattaforma, nata pochi mesi fa negli Stati Uniti, sta registrando un enorme successo. Negli ultimi giorni ha registrato una valanga di accessi di utenti cinesi, dai quattro angoli del pianeta: dalla Cina continentale, dalla diaspora, da Taiwan, da Hong Kong o addirittura dalle minoranze uigure e tibetane. I dibattiti sono stati talmente liberi che l’8 febbraio Pechino ha bloccato l’applicazione, tra l’altro già inaccessibile agli utenti del continente sprovvisti di Vpn, il sistema per aggirare le limitazioni geografiche.
Clubhouse e la censura da Pechino: i motivi
La notizia della censura dell’applicazione da parte di Pechino ha lasciato tutti un po’ sgomenti in quanto Clubhouse è caratterizzato dal rispetto della parola di chi interviene, non si sono litigi, non si alza la voce; tutto il contrario, si cerca di essere costruttivi. Ma quindi, cosa ha portato alla censura? Molto probabilmente perché ci sono state maratone di dibattiti su argomenti tabù in Cina, come la sorte degli uiguri o il ricordo del massacro di Tiananmen e la storia non è piaciuta al governo Cinese.
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