Montale con questa nota, stringata e pungente, soffia con profonda intelligenza sui problemi dell'umanità di oggi che vanno ben al di là di quelli quotidianamente pubblicati dai giornali a cinque colonne. Voglio dire che il Poeta mette tra parentesi ciò che attiene alla storia ( Muro di Berlino, Potenze atomiche, massacri umani ecc,) e sposta la sua attenzione sul valore "Tempo" nella sua pregnanza di valore assoluto, di durata e di categoria. Il tempo categoriale, alla Kant ed ai filiosofi del Novecento, come dimensione dello spirito, come riempimento della vita nella sua essenza fisica e metafisica. Insomma Montale va al di là dei problemi contingenti che pur sono gravi ed urgenti, importanti e pesanti, per allungare lo sguardo sul tempo-valore. Il tempo in cui l'uomo fa scendere il suo spirito e la sua natura intelleggibile per dare un significato alla sua esistenza sulla terra. Una eticità ed una responsabilità quasi diretta e ineludubile. Molti sono i dissipatori del tempo oggi e ancor più saranno se non agiamo e se non ci responsdabilizziamo in prima persona. La televisione è uno strumento certamente più adatto a dissipare il tempo che a riempierlo e valorizzarlo. Eppure spesso, in questa vita, sedersi e dimenticarsi davanti ad un programma televisivo torna anche giusto e disintossicante, perché molte altre forze ci ossessionano. Né sempre risolviamo la problematicità della nostra vita proponendoci di interagire, di problematizzare, di discuterne come parte attiva e interessata.
Il tempo, il tempo vero, quello dell'impegno e della consapevolezza, non va lasciato scorrere sotto i nostri occhi, tra la nostra abulia e la nostra indifferenza. Il tempo, secondo il Poeta, va vissuto, assunto come lavoro, come voglia di fare, come conmsapevolezza di fare bene, come dimensione verticale della nostra esistenza. E' il tempo verticale, quello che ci inchioda nella nostra responsabilità e nella consapevolezza che noi siamo gli istruttori di noi stessi. Se dentro la storia, nella prassi giornaliera, il tempo si consuma e ci consuma e nulla muta perché non mutano le dimensioni della nostra mente e della nostra umanità, se lo stesso morire in questa prospettiva non ha più senso, se nella caterva dei "bisogni inutili" il nostro spirito si atrofizza piuttosto che espandersi e liberarci, la ragione va ritrovata in una cultura mondiale massiva e corposa. Paradossalmente la "castrazione " dei popoli e delle masse non ha niente a che vedere con l'inquietudine del futuro che viene sempre dopo e spesso impone le sue novità. Abbiamo, dice il poeta, bucato il mondo, abbiamo costruito il vuoto. Come uscirne? Intanto, mi sembra giusto, informando i giovani, facendo loro capire che la civiltà dell'uomo, che è anche la loro civiltà futura, va pensava diversamente e che ci vogliono virtù e saggezza per liberare l'umanità, afflitta e avviluppata da tantissime catene. Peccato che si tratti di una prova d esami e non di uno studio profondo e specifico, significante e prezioso per chi ancora la sua vita la deve vivere e il suo tempo lo deve " ammazzare". Un po' difficile per i giovani anche se è n problema dei giovani.
Prof. Carlo Pascale