Prima prova maturità 2016: traccia sul voto alle donne svolta - Studentville

Prima prova maturità 2016: traccia sul voto alle donne svolta

Maturità 2016 prima prova. Traccia svolta sul voto alle donne per la prima prova di Maturità.

PRIMA PROVA MATURITA’ 2016: TRACCIA SUL VOTO ALLE DONNE. Tra le tracce di prima prova della Maturità 2016 è uscito il tema storico sul voto dato alle donne in Italia nel 1946! Leggi qui il tema svolto: Tema voto alle donne prima prova 2016 svolto.
Per ulteriori spunti leggi invece la traccia che trovi qui sotto.
L’unica possibilità in mano ai maturandi è sapere gestire qualsiasi argomento oggetto della traccia selezionata dal Ministero e c’è un solo modo per farlo: informarsi, studiare e allenarsi a fare temi, saggi brevi e analisi del testo. Esercitarsi a svolgere è l’arma in più che ti consentirà di essere pronto per ogni evenienza. Per indovinare qualche traccia di prima prova però possiamo affidarci alle ricorrenze, ovvero tenere conto degli anniversari che ricadono nel 2016. Uno di questi è il 70° anniversario del suffragio femminile in Italia. Bene, se non sai come sviluppare questo tipo di traccia sei nel posto giusto: noi ti daremo tutti gli strumenti per fare bene il tema, sia che si tratti della traccia di attualità, di quella storica o del saggio breve. Ovviamente svolgeremo un tema classico, in modo da non entrare nelle specifiche relative ad ogni singolo tema, ma tu, in caso, potrai adattarlo alle tue esigenze.
Pronto per la prima prova? Non dimenticare di tenere sotto controllo questi articoli:
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MATURITA’ 2016, PRIMA PROVA: TRACCIA SUL VOTO ALLE DONNE. Procederemo con lo svolgimento di un tema classico. Fai attenzione alla traccia qualora centrasse l’argomento trattato, in modo da avere tutte le informazioni necessarie e renderle utili per il contesto di riferimento. E ora, non resta che dare un’occhiata qui: ecco la traccia sul voto alle donne in Italia.
MATURITA’ 2016, PRIMA PROVA: TEMA SUL DIRITTO DI VOTO ALLE DONNE. Introduzione. La conquista del diritto al voto da parte del genere femminile è un traguardo raggiunto dalle donne che lottarono per ottenerlo, in un contesto sociale ancora retrogrado e che non teneva conto del giudizio femminile in materia politica e sociale. I passi che vennero compiuti già dai primi del ‘900 segnarono molto il contesto sociale italiano, con le prime manifestazioni da parte della rappresentanza femminile che si mosse unita per una conquista che oggi ci sembra lontanissima, dal momento che nella nostra società abbiamo un’idea ormai evoluta di donna, capace di gestire lavoro e vita domestica.
PRIMA PROVA MATURITA’ 2016, TRACCIA SUL VOTO ALLE DONNE. Svolgimento. La conquista che oggi appare scontata fu conquistata solamente con un decreto del 1945, anche se alcuni comitati femminili avevano tentato di far riconoscere il diritto di voto alle donne quando nel 1912 fu introdotto il suffragio universale maschile per tutti gli uomini al di sopra dei 30 anni, anche se analfabeti. L’intento coraggioso e pioneristico non fu affatto considerato, perdendo un’occasione. Allo scoppio della Grande guerra, infatti, la condizione della donna in Italia era limitata alla definizione di “angelo del focolare”: si prendeva cura dei figli e della loro educazione e si occupava delle faccende domestiche senza poter interferire con gli obblighi e i doveri destinati agli elementi maschili della famiglia. Un ruolo però, che già alla vigilia della guerra sembrava stretto, ma che non fu applicato al diritto nazionale. Quando Giolitti riuscì ad introdurre il suffragio universale maschile escludendo le donne, espresse chiaramente la visione generale del paese, ovvero che una donna, anche se acculturata o lavoratrice, non potesse essere in grado di addentrarsi, con giudizi obiettivi, nella vita economica, sociale e soprattutto politica dell’Italia, in un periodo di forte tensione. Però, il ruolo delle donne, soprattutto quelle dei ceti inferiori e marginali della società italiana durante la guerra, furono, a loro modo e con i loro mezzi, protagoniste silenziose nel periodo bellico, dimostrando adattamento e coraggio: con gli uomini assenti, arruolati nelle varie campagne di guerra, furono loro a sopperire alla mancanza di manodopera, sfruttate in un certo senso da un paese che altrimenti avrebbe rischiato un blocco totale, in particolar modo economico. E così, la macchina produttiva nazionale continuò ad essere attiva, grazie alla spinta delle donne. I numeri parlano chiaro: la manodopera femminile nei campi aumentò, così come la percentuale delle donne impiegate nelle fabbriche o negli uffici con responsabilità che fino a quel momento erano state prerogativa maschile. E fu proprio in questo momento che sorsero gravi problemi soprattutto perché lavorare significava stare lontano dai compiti domestici usuali, ma non farlo avrebbe certamente causato ingenti danni economici dal momento che il sussidio statale non era in grado di soddisfare i bisogni di una famiglia in cui era assente l’uomo, che solitamente portava il pane a casa. Questa situazione divenne pesante soprattutto quando il costo della vita salì vertiginosamente e con queste arrivarono le prime proteste e gli scioperi femminili, dimostrando di poter rappresentare non solo il focolare casalingo, ma anche una forza lavoro che avrebbe potuto solo giovare ad un’Italia devastata dalla guerra. Ma non solo: il fatto di opporsi, di non lamentarsi ma andare avanti a testa alta, dimostrò allo Stato e alla popolazione che le donne, al contrario dell’opinione comune, sapevano fronteggiare le crisi e le avversità e sopra ogni cosa che avessero i requisiti critici e di giudizio che servivano per la partecipazione decisionale e politica del paese. In effetti, alla fine della guerra qualcosa si mosse, anche se molte donne ripresero la solita vita precedente. Ma i casi di donne lavoratrici si moltiplicarono: esemplare è il caso delle donne lavoratrici della ditta Perugina che continuarono le mansioni nell’industria, senza dovere ritornare a casa e senza diritti. Questo è un esempio significativo a mio parere perché rappresenta una fase di rottura con la mentalità finora delineata e la fine di quegli schemi rigidi della società patriarcale, dove la donna non valeva molto. La tregua post bellica, però, non durò molto perché nel 1940 l’Italia intraprese un’altra, rovinosa guerra, ancora più devastante della precedente. La situazione fu stagnante, in quel momento era difficile pensare a riformare la mentalità di un paese che si era spinto in una missione suicida. La guerra portò altri disastri e altre crisi interne. Ma fu soprattutto durante la fase finale delle operazioni belliche che la donna si fece strada di nuovo: l’emancipazione femminile, molto lenta, si tramutò in interventi concreti anche sul fronte della guerra. Come non parlare delle donne che lottarono contro il fascismo e i nazisti, le donne partigiane che furono in prima linea per fronteggiare gli invasori? Sono storie ricche di impegno e civile e coraggio che dimostrarono, se ce ne fosse ancora stato bisogno, che le donne erano pronte a contribuire alla storia del nostro paese, a migliorare la loro condizione e ad essere incluse nella politica italiana.
MATURITA’ 2016, PRIMA PROVA: TEMA SVOLTO SUL VOTO ALLE DONNE. Conclusione. Così, tutto quello che era stato seminato, spesso nell’ombra e con devota pazienza, fu raccolto immediatamente dopo la fine della seconda guerra mondiale. L’Italia, sconvolta e sconfitta, doveva cambiare volto se voleva una possibilità di riprendersi. La conquista del voto alle donne fu ottenuta grazie ad un decreto del 1945, quando, il 30 gennaio, il Consiglio dei Ministri riconobbe il suffragio universale femminile.  Quello che oggi sembra un risultato quasi scontato, per le donne dell’epoca fu impressionante: ricordo ancora le storie raccontate dalle mie nonne, orgogliose e fiere di un obiettivo tanto agognato. Tra novità e stupore le donne erano chiamate al voto: la prima occasione si ebbe nel marzo 1946, quando ci furono le elezioni amministrative e poi, il 2 giugno 1946, al Referendum istituzionale per la scelta tra Monarchia e Repubblica. Con il 1948, infine, si concluderà questo lungo processo di emancipazione femminile con la creazione della Costituzione democratica e un concreto apporto delle donne alla società italiana. La lotta sarà ancora impervia e sfrustante, ma saranno molte, importanti e necessarie, le conquiste e i traguardi femminili che hanno reso possibili lo stato di diritti e doveri di cui oggi le donne godono.

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