Rita Levi Montalcini, storia di una grande donna
“ Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno avuto bisogno di “mostrare” nulla, se non la loro intelligenza”. E di certo lei l’ha cambiato il mondo, trasformato completamente. Una piccola grande donna, nata tanti anni fa in un’epoca non facile, in cui alle donne non era permesso di studiare, di viaggiare, di scoprire, di farsi scoprire e dimostrare alla società i propri valori e i propri interessi. Epoca in cui alla donna non era permesso altro che crescere, curare la propria famiglia, i propri figli, il proprio marito. Ed è proprio in quegli anni bui che Rita Levi Montalcini studia, si istruisce, scopre e diventa una delle più grandi ricercatrici che l’Italia e che l’intero mondo abbia mai avuto. Nasce a Torino nel 1909, ha una vita caratterizzata da tantissime sofferenze e altrettante soddisfazioni lavorative e personali. E’ stata una neurologa, accademica e senatrice a vita italiana, Premio Nobel per la medicina nel 1986. Protagonista dell’era delle persecuzioni razziali in quanto ebrea sefardita, Rita fu costretta a emigrare in Belgio con Giuseppe Levi, sebbene stesse ancora terminando gli studi specialistici di psichiatria e neurologia. Sino all’invasione tedesca del Belgio (primavera del 1940), fu ospite dell’istituto di neurologia dell’Università di Bruxelles dove continuò gli studi sul differenziamento del sistema nervoso. Ne esce così fortificata da questa esperienza che elle stessa affermò: “Era in corso un’epidemia di tifo, i malati morivano a decine. Facevo di tutto, il medico, l’infermiera, la portantina. Giorno e notte. È stato molto duro e ho avuto fortuna a non ammalarmi.” In questo articolo abbiamo raccolto per voi le migliori citazioni della scienziata, insieme ad un piccolo excursus con le sue scoperte scientifiche.
Rita Levi Montalcini: una donna libera
Rita Levi-Montalcini ha sempre affermato di sentirsi una donna libera. Ha rinunciato per scelta a un marito e a una famiglia per dedicarsi interamente alla scienza. Riguardo alla propria esperienza di donna nell’ambito scientifico, ha descritto i rapporti con i collaboratori e studiosi sempre amichevoli e paritari, sostenendo che le donne costituiscono al pari degli uomini un immenso serbatoio di potenzialità, sebbene ancora lontane dal raggiungimento di una piena parità sociale. Nella prima metà degli anni Settanta ha partecipato all’attività del Movimento di Liberazione Femminile per la regolamentazione dell’aborto. Promotrice del libero pensiero, ha dichiarato in interviste lei dirette una manifesta attribuzione di questa visione di vita a quanto appreso dal padre: “Da bambine mio padre ripeteva a mia sorella e a me che dovevamo essere libere pensatrici. E noi siamo diventate libere pensatrici prima ancora di sapere cosa volesse dire pensare”. Rinuncia ad una vita in cui poteva realizzarsi come madre e come moglie, ma per lei la soddisfazione, la realizzazione era studiare e far conoscere. Rinuncia ad una vita agiata accompagnata da un buon marito perché l’agio lo voleva trovare nelle scoperte, nella scienze. Innumerevoli i suoi studi e altrettanto considerabili le sue scoperte. Dopo la sua morte lascia all’Italia l’orgoglio di aver avuto una ricercatrice di calibro mondiale, cresciuta e formatasi in un periodo in cui nulla era facile per il sesso femminile. Amava ripetere: “Se morissi domani o tra un anno, sarebbe lo stesso: quel che conta è il messaggio che lasci dietro di te. È il solo modo affinché il nostro passaggio sulla Terra non si esaurisca in un grande nulla”: e lei di messaggi ne ha lasciati tanti.
Rita Levi Montalcini, frasi e aforismi famosi
Potremmo parlare di Rita Levi Montalcini per anni, potremmo scrivere di lei e su di lei tante, tantissime pagine, articoli e saggi, non potremmo finire in fretta. La ricercatrice si battè sempre per le donne, per la libertà, per i valori femminili, per la maternità, per il poter parlare, per poter dare la possibilità di farsi conoscere. Fu un’istituzione per l’intero pianeta, lei che amava essere chiamata “La donna libera”. Infinite le citazioni e gli aforismi della ricercatrice che rientrano in una vera e propria raccolta inestimabile di proprietà dell’intero pianeta, a cui tutti vi possono accedere, ma pochi comprenderanno l’eterno valore.
- “Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società.
- “Rifiutate di accedere a una carriera solo perché vi assicura una pensione. La migliore pensione è il possesso di un cervello in piena attività che vi permetta di continuare a pensare ‘usque ad finem’, ‘fino alla fine’.”
- “Il cervello non ha rughe: se continua a lavorare sodo, si rinnova continuamente, anche dopo gli 80 anni e, a differenza di altri organi, può perfino migliorare.”
- “Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita.”
- “Rare sono le persone che usano la mente, poche coloro che usano il cuore e uniche coloro che usano entrambi.”
- “Il cervello: se lo coltivi funziona. Se lo lasci andare e lo metti in pensione si indebolisce. La sua plasticità è formidabile. Per questo bisogna continuare a pensare.”
- “Il male assoluto del nostro tempo è di non credere nei valori. Non ha importanza che siano religiosi oppure laici. I giovani devono credere in qualcosa di positivo e la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono anche dopo la nostra morte.”
- “In America si lavora bene e si vive male.
- In Italia si vive bene e si lavora male.”
- “Per la componente femminile del genere umano è giunto il tempo di assumere un ruolo determinante nella gestione del pianeta. La rotta imboccata dal genere umano sembra averci portato in un vicolo cieco di autodistruzione. Le donne possono dare un forte contributo in questo momento critico.”
- “A vent’anni volevo andare in Africa per curare la lebbra. Ci sono andata da vecchia, ma per curare l’analfabetismo, che è molto più grave della lebbra.”
- “Il futuro del pianeta dipende dalla possibilità di dare a tutte le donne l’accesso all’istruzione e alla leadership. È alle donne, infatti, che spetta il compito più arduo, ma più costruttivo, di inventare e gestire la pace.”