Hannah Baker: storia vera
La storia di Hannah Baker, protagonista del romanzo Tredici di Jay Asher e poi della serie televisiva 13 Reasons Why, in onda su Netflix, è in realtà basata su una storia vera. Lo scrittore, infatti, ha scritto il libro in seguito del tentativo di suicidio da parte di una sua parente. “Aveva la stessa età di Hannah: era al secondo anno di liceo”. E aggiunge: “Fino quel triste episodio, avevo cercato di scrivere libri divertenti indirizzati a un pubblico giovane, ma non avevo mai pensato di parlare di questo accaduto. Nove anni dopo è arrivata l’idea: pensavo fosse un tema molto forte e che si sarebbe rivelato positivo affrontarlo, così ho scritto Tredici”. Fortunamente, la persona in questione è sopravvissuta al tentativo di suicidio e 9 anni dopo Jay Asher, ha pensato che fosse arrivato il momento di scrivere un libro sull’argomento, dato che l’episodio era ormai stato assimilato da tutta la famiglia. Asher ha così potuto scrivere sia dal punto di vista della ragazza che ha tentato il suicidio, riportandolo nelle videocassette, sia dal punto di vista della famiglia, riportandolo nel personaggio di Clay Jensen. Asher conclude così: “Penso che ci fosse bisogno di un po’ di tempo per assimilare tutto. Se avessi scritto subito della storia di questo membro della famiglia, non avrei affrontato il libro con la stessa prospettiva. In questi anni ho avuto modo di parlare del tema anche con mia moglie e con i miei amici, mi sono documentato sul suicidio e sulla depressione e Tredici è sicuramente frutto di questo.”
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Hannah Baker: l’attrice
Ad interpretare il ruolo di Hannah nella serie 13 Reasons Why, produtta da: Tom McCarthy, Brian Yorkey, Selena Gomez, Joy Gorman e Kristel Laiblin, è l’attrice Katherine Langford. Per ottenere il ruolo di Hannah, l’attrice ha tenuto un’ audizione via Skype, essendo di Perth in Australia ed è stata scritturata prima di incontrare dal vivo tutti i produttori.
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Hannah Baker: il suicidio troppo realistico
L’episodio del suicidio di Hannah Baker nella serie 13 Reasons Why, ha suscitato non poche polemiche: prima di tutto molti si sono indignati, accusando la serie di incitare al suicidio giovani ragazzi depressi o già problematici, poi sono state criticate anche le modalità, Hannah infatti, si taglia i polsi e la scena viene descritta nel dettaglio, lasciando al telespettatore il tempo per assistere al lento abbandonare la vita da parte di Hannah. Inizialmente il suicidio non era affatto previsto, poichè la storia è ispirata ad una persona che poi è sopravvissuta, ma Jay Asher ha pensato di dare un messaggio più forte per spingere alla riflessione, ma anche all’azione qualora ci dovessimo trovare di fronte ad un caso simile, il nostro aiuto, prima della fine, potrebbe essere prezioso. Così ha infatti, dichiarato Asher: “Non importa che ci fossero occasioni mancate per lei. Quelle occasioni non esistono se le tue intenzioni sono queste. Ad un certo punto mi sono reso conto che il messaggio della storia sarebbe dovuto essere più forte e che sarebbe potuto essere senza ombra di dubbio più un racconto di avvertimento.”