50mila Hikikomori in Italia
Si torna a parlare di Hikikomori, fenomeno proveniente dal Giappone che interessa, in misura anche significativa, la nostra penisola. Secondo quanto esposto durante la presentazione della “Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2024”, in Italia sarebbero circa 50mila. Con tutti i rischi e le conseguenze che questo comporta.
Chi sono gli hikikomori
Il fenomeno, dicevamo, preoccupa da parecchio tempo a questa parte il Giappone, ma non è esclusivo di questa parte del mondo. Ed è stato descritto, a partire dalla fine degli anni ’90, dallo psichiatra giapponese Saito. Chi sono questi individui, è presto detto: si tratta prevalentemente di giovani, che scelgono di isolarsi dalla società, ritirandosi nelle loro camere per periodi prolungati, anche per anni. Impossibile definire una sola causa: i motivi sono tanti e complessi, e riguardano diversi fattori.
La pressione sociale, accademica e lavorativa (la cultura del lavoro giapponese si caratterizza per rigidità ed enfasi sul conformismo, tanto che i cittadini che non riescono ad adeguarsi, o che falliscono nel raggiungere gli elevati standard prestabiliti, si sentono inevitabilmente emarginati), l’introversione, il bullismo, la paura del fallimento, i problemi familiari. Ma, a incidere è anche l’influenza delle nuove tecnologie e delle reti sociali virtuali, che contribuiscono entrambe a favorire l’isolamento di queste ragazze e ragazzi. Sul web trovano un rifugio virtuale che va gradualmente a sostituire le interazioni reali.
Sono a rischio
E’ naturale osservate come gli hikikomori siano a rischio. L’isolamento prolungato nel quale si rifugiano ha tra le conseguenze gravi problemi di salute mentale. Alla lunga porta depressione, ansia e disturbi ossessivo-compulsivi. L’assenza di interazione sociale limita lo sviluppo delle loro competenze sociali e professionali: in mancanza di queste, l’integrazione nella società, ma anche nel mondo del lavoro, diventa particolarmente difficile. Anche il solo fatto di condurre una vita sedentaria o di non seguire un’alimentazione inadeguata incidono sul loro benessere psicofisico.
Gli hikikomori secondo Valditara
La globalizzazione e l’uso di internet hanno contribuito alla diffusione di questo comportamento anche in altre nazioni, dove si osservano dinamiche simili di isolamento sociale tra i giovani. Come detto in apertura, un numero significativo di hikikomori si trova anche in Italia. In particolare, nella relazione citata in apertura, è riportato che “:
49mila studenti (2%) riportano di essersi volontariamente isolati per un periodo di tempo superiore ai 6 mesi, senza andare a scuola, frequentare amici e conoscenti. A questa quota si aggiunge un altro 2,2% di studenti che, rimasti isolati per un periodo compreso tra i 3 e i 6 mesi, segnalano una condizione che può essere definita “pre-Hikikomori”. Tra le motivazioni del ritiro maggiormente portate dai ragazzi Hikikomori ci sono problemi psicologici (48%), non avere voglia di vedere nessuno (41%), problemi relazionali con gli amici o il partner (34%), problemi familiari (24%) e con gli insegnanti (14%).
Il ministro dell’istruzione ha posto l’attenzione sull’uso – forse sarebbe meglio dire abuso – del cellulare e dei social media da parte dei ragazzi, che influenza negativamente il rendimento scolastico. In base ai risultati emersi da uno studio condotto dall’UNESCO, tra le conseguenze dell’uso massiccio dello smartphone ci sarebbe anche quella esercitata sulla creatività e sulla fantasia di questi soggetti. Senza considerare i già citati problemi di salute fisica e mentale. Dall’isolamento degli hikikomori derivano anche cyberbullismo e gioco d’azzardo.
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