Il “bullo” secondo l’opinione pubblica
Qualsiasi forma di violenza, soprattutto in ambito scolastico, viene pesantemente criticata, poiché la figura del “bullo” è ovviamente presa in considerazione negativamente dal personale docente, dai compagni, dalle famiglie e dalla società. Purtroppo, negli ultimi anni, le forme di bullismo sono incrementate notevolmente. Infatti, anche la cronaca e gli organi mediatici portano alla luce molteplici fatti di violenza verbale, fisica, psicologica e digitale (cyberbullismo).
Questo aumento del fenomeno preoccupa l’intero contesto scolastico, al punto che sia il personale preposto, sia il Ministero dell’Istruzione cercano da sempre di tutelare il rispetto nelle scuole mediante la Legge. Secondo l’opinione pubblica, il bullo dovrebbe essere “preso di mira e isolato”, indirizzandolo a sviluppare una condotta migliore attraverso attività specifiche o sospensioni. Inoltre, gli atteggiamenti violenti e aggressivi dei bulli potrebbero nuocere alla loro futura carriera lavorativa.
Un’altra realtà: il report e le analisi condotte dall’Università dell’Essex
In realtà, secondo una ricerca condotta dall’Università dell’Essex, il futuro professionale dei bulli non è così negativo. Anzi, lo studio registra le stesse o maggiori opportunità di lavoro rispetto agli altri studenti corretti o alle stesse vittime.
Come è possibile tutto ciò? Lo spiega la stessa università inglese in seguito ad approfonditi studi statistici durati ben cinque anni.
La ricerca condotta dall’ateneo ha analizzato lo sviluppo di crescita di molteplici bambini e ragazzi, che durante l’infanzia hanno avuto una condotta aggressiva e violenta. E’ stato dimostrato che le persone considerate “ex bulli”, una volta cresciute hanno guadagnato di più rispetto a chi non ha mai praticato il bullismo.
Incredibile, ma vero. Secondo i ricercatori e gli esperti dell’Istituto per la Ricerca Sociale ed Economica dell’Essex, i bulli diventati adulti hanno maggiori soddisfazioni professionali.
Ebbene, il report comunicato dall’università inglese durante la settimana tra il 18 e 22 marzo 2024 ha pubblicato l’indagine effettuata su 7.000 persone, nate rispettivamente nel 1970, attraverso la collaborazione e il controllo del British Cohort Study. Dopo aver analizzato i dati forniti dai docenti delle scuole, i quali hanno valutato attentamente gli atteggiamenti degli studenti, i ricercatori hanno redatto un fascicolo in cui sono espresse le valutazioni. All’epoca, i ragazzi analizzati durante gli anni Ottanta compivano circa dieci anni di età, e la loro vita è stata monitorata fino al 2016.
La Prof.ssa Emilia Del Bono, insieme ad altri esperti, ha dichiarato in merito alla ricerca:
“Abbiamo scoperto che quei bambini per i quali gli insegnanti ritenevano avessero problemi con l’attenzione, le relazioni con i coetanei e l’instabilità emotiva finivano per guadagnare meno in futuro, come ci aspettavamo, ma siamo rimasti sorpresi di trovare un forte legame tra comportamento aggressivo a scuola e guadagni più alti per la vita futura”.
Un’altra prova degli esperti
Sono soprattutto tre i ricercatori che hanno condotto e proseguito l’indagine, e i loro nomi sono Emilia Del Bono, Paul Garcia e Ben Etheridge. Queste figure professionali hanno verificato le risposte degli insegnanti degli istituti primari dopo un questionario con 60 quesiti sulla condotta degli studenti. Inoltre, lo studio ha confermato che più i bambini erano considerati “bulli” a scuola, più nel 2016 hanno guadagnato dal punto di vista economico e professionale, rispetto agli altri allievi.
Insomma, sembra che la realtà spesso non corrisponda alle comuni opinioni negative sui bulli. Da un lato, occorre sempre valutare con attenzione il problema del bullismo nelle scuole, ma probabilmente questo studio è la prova di una “speranza” almeno dal punto di vista umano e sociale.